"Né ineleggibile né incompatibile" Respinti i due ricorsi contro Sala

La decisione esclude ostacoli legati alla sua attività in Expo

"Né ineleggibile né incompatibile" Respinti i due ricorsi contro Sala

Giuseppe Sala non era «ineleggibile» né «incompatibile» alla carica di sindaco di Milano. Il Tribunale civile ha rigettato i due ricorsi che sollevavano il problema del presunto ritardo delle sue dimissioni dall'incarico di ad di Expo al momento dell'elezione. Le due istanze, sovrapponibili tra loro, erano state presentate da un gruppo di attivisti del Movimento 5 stelle e dall'avvocato Francesco Saverio Marini per conto di alcuni cittadini. In un caso i giudici, con presidente Paola Gandolfi e relatore Valentina Boroni, hanno dichiarato «inammissibile» il ricorso per motivi formali. Nell'altro lo hanno respinto nel merito. «Ero molto tranquillo - commenta Sala -, nel senso che le mie dimissioni da commissario e amministratore delegato di Expo erano state fatte nel tempo giusto, quindi non avevo preoccupazioni. Questa è un'altra dimostrazione di quanto spesso si strumentalizzano le cose».

I quattro simpatizzanti grillini non avrebbero dimostrato, come riporta l'ordinanza del Tribunale, di essere stati al momento della presentazione del ricorso «iscritti nel registro elettorale del Comune di Milano». Questo «onere» spettava ai ricorrenti, che non avrebbero presentato al documentazione richiesta. Quindi non erano legittimati ad avanzare l'istanza, che è stata appunto dichiarata inammissibile. Più articolate le motivazioni di rigetto del secondo ricorso. Secondo i giudici civili, Sala si dimise in tempo dall'incarico in Expo, «ben prima - scrivono - della presentazione della sua candidatura» a sindaco. «Può considerarsi del tutto valida ed effettiva - spiega l'atto - la dimissione dalla carica avvenuta con atto del 15 gennaio 2016 con la quale Sala, ben prima della presentazione della sua candidatura (e cioè il 6 maggio 2016) ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di commissario straordinario di Expo Milano 2015, indicando quale termine di decorrenza il 2 febbraio 2016». Inoltre: la firma di Sala sul bilancio della società, successiva alle dimissioni da commissario, era «un obbligo», un atto dovuto «per disposizione di legge». Tali iniziative contabili sono, per la corte, «espressione di un'attività meramente ricognitiva interna», non «gestionale». Non avrebbero dunque turbato la competizione elettorale.

I ricorsi erano stati presentati nell'estate del 2016. L'udienza davanti alla Prima sezione civile è dello scorso 26 gennaio, ieri l'emissione dell'ordinanza. Un'istanza dal contenuto simile era già stata bocciata dal Tar nel maggio del 2016.

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