Navigli, corso Como e Duomo movida sorvegliata speciale

Rafforzati da domani i controlli anti assembramento. Fi e Rizzo: "Bar in crisi e il Comune sbaglia i bandi"

Navigli, corso Como e Duomo movida sorvegliata speciale

Il prefetto alza la guardia sui luoghi della movida e zona Duomo. Domenica scorsa Milano era ancora in zona arancione e le immagini degli assembramenti in Darsena e nel centro storico hanno sollevato polemiche e preoccupazione. Il prossimo sarà il primo weekend in zona gialla e non può diventare un liberi tutti. Nel comitato per l'ordine e la sicurezza convocato ieri mattina con i vertici delle forze dell'ordine e il vicesindaco Anna Scavuzzo il prefetto Renato Saccone ha imposto una stretta sui controlli già a partire da domani. Più sorveglianza e «ben visibile» è stata l'indicazione data da Saccone. Le aree nel mirino sono i Navigli, corso Como, corso Garibaldi e Duomo. In campo polizia, carabinieri, vigili e Gdf che dovranno monitorare il corretto uso delle mascherine, la presenza dei clienti in rapporto alla capienza dei locali, che non si formino assembramenti all'esterno e il rispetto dell'orario di chiusura entro le 18. «Mi auguro - ha commentato l'assessore regionale alla Sicurezza e consigliere comunale Fdi Riccardo De Corato - che questi controlli per il rispetto delle normative anti contagio non diventino però un pretesto per multare i ristoratori che con gli assembramenti per le strade c'entrano ben poco. Allo stesso modo, mi auguro che si presti attenzione anche ai venditori abusivi di birre e alcol attivi nelle zone della movida, soprattutto sui Navigli».

Circa la metà dei locali milanesi è rimasto chiuso da lunedì, nonostante il cambio di colore. Ristoranti che non riescono a coprire le spese solo con la pausa pranzo (c'è ancora uno smart working massiccio) o che lavorano solo dall'aperitivo, e alle 18 dovrebbero già abbassare la serranda. Non si fermano quindi le proteste di commercianti, baristi, proprietari di discoteche, come era già accaduto lo scorso 21 gennaio, ieri mattina una trentina di ristoratori partiti dalla Brianza hanno raggiunto con un corteo di auto la Regione, mandando in tilt la circolazione specialmente in viale Zara. Hanno esposto volantini con le scritte «fateci lavorare» e una bara e manifesti funebri con il nome delle imprese «morte a causa delle restrizioni imposte dalle misure anti Covid». Al termine, intorno le 12 e trenta, la polizia stradale ha scortato le auto fino al confine della città.

E sulla crisi delle imprese milanesi ieri si è acceso lo scontro sui fondi assegnati dal Comune. L'assessore al Commercio Cristina Tajani ha presentato in Commissione la relazione degli aiuti concessi a negozi e locali durante l'emergenza Covid da marzo a fine 2020. Nel mirino in particolare il bando da 5,5 milioni di euro (tre derivanti dal fondo di mutuo soccorso, quindi le donazioni dei privati cittadini) che è andato quasi deserto. Sono avanzati 5 milioni, aiutate ventuno imprese in difficoltà. Il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale ricorda che «il Pd pose il paletto delle assunzioni obbligatorie per ottenere i soldi, in questo periodo era scontato che le aziende in crisi non potessero mantenere questo impegno, in questo modo abbiamo sottratto risorse anche ai privati, avrebbero fatto bene a fare azioni di mecenatismo in proprio incede di donare tre milioni al Comune che li ha avanzati. E invece di usare lo strumento farraginoso dei bandi sarebbe opportuno che il Comune vista la situazione cambiasse strumento e usasse gli stessi soldi per tagliare gli affitti pubblici e la Tari». Da sinistra anche Basilio Rizzo (Milano in Comune) si dice «colpito dai milioni di euro non utilizzati. Se le imprese non hanno partecipato vuol dire che abbiamo sbagliato i bandi, e in un momento come questo dovevamo spostare subito le risorse». Attacca la giunta anche il consigliere Fi Alessandro De Chirico: «Mentre alberghi, ristoranti, locali notturni e titolari di partita assegnatari di spazi demaniali abbassano la cler il Comune pensa a finanziare attività di dubbia utilità. I fondi impiegati, molti dei quali derivanti dalle donazioni dei milanesi, potevano essere impiegati per sostenere chi è stato sfiancato dalla crisi. Si prospetta un altro anno pesantissimo per l'economia cittadina, il Comune cerchi di sostenere meglio del 2020 le imprese in crisi».

Il capogruppo Fdi Andrea Mascaretti fa notare che tra le misure di sostegno si è parlato anche dello sconto sulla Tari per i mesi di lockdown ma

«fare un taglio su quanto non era dovuto non è uno sconto, perchè le attività erano chiuse per legge e non hanno usufruito del servizio di raccolta rifiuti, non è uno sconto. L'amministrazione dovrebbe raccontare il vero».

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