Il negozio di gadget Atm chiude dopo sei mesi Protesta di Forza Italia

De Chirico: nessun supporto all'impresa che si è aggiudicata il brand per cinque anni

Chiara Campo

T-shirt e felpe con il tram o la mappa delle linee della metropolitana stampate in primo piano sono ancora appese agli attaccapanni. Sugli scaffali, decine di gadget: magneti, borse, portachiavi a forma del tram «ATMosfera», quaderni e block notes per gli appunti, foto storiche, treni del metrò in miniatura.

Le porte dell'«Official Store Atm», nel mezzanino della stazione Cairoli, è invece tristemente chiuso da fine novembre. L'imprenditore che si era aggiudicato la manifestazione di interesse pubblicata il 15 giugno 2018 dall'azienda che gestisce i trasporti pubblici per promuovere il «brand Atm», realizzando gadget e souvenir che risaltassero ad esempio il celebre «gamba de legn» o il tram-ristorante, è stato costretto a chiudere. Con un negozio collocato in uno spazio che non ha certamente il passaggio turistico o afflusso di Duomo o Loreto e senza il supporto di Atm in termini di spot, ha dovuto chiudere i battenti dopo appena sei mesi.

E il caso è arrivato in consiglio comunale, con il consigliere di Forza Italia Alessandro De Chirico che lunedì scorso è intervenuto nello spazio dedicato agli interventi liberi (indossando la t-shirt nera con il tram prodotta dalla società «Xi di Romano Salvatore Roberto») e ha depositato un'interrogazione per comprendere «perchè il Comune e Atm non abbiano supportato il licenziatario», già con una brutta esperienza alle spalle col Comune per la licenza del «brand Milano» per cui si porta dietro una procedura di fallimento richiesta da una società terza (l'udienza è fissata ai primi di marzo).

Che qualcosa potesse andare storto anche questa volta, la sensazione l'imprenditore l'aveva avuto già la scorsa primavera, quando stava per inaugurare lo store, si parlava anche della partecipazione del sindaco Beppe Sala per il taglio del nastro, e invece gli è stato chiesto di posticipare l'apertura perchè i vertici aziendali non erano stati informati a fondo del progetto. Roberto Romano ha speso circa 50mila euro per ristrutturare lo spazio assegnato in affitto per un anno nel mezzanino di Cairoli («ne avevo chiesto uno in Santa Radegonda, zona Duomo, perchè è punto più turistico») e per produrre il primo stock di prodotti. E il contratto prevedeva 150mila euro per la concessione in esclusiva del brand, oltre al versamento del 10% dalle vendite dei prodotti ad Atm.

Per aderire al contratto, anche senza apertura in pompa magna, il 10 maggio il titolare ha alzato le serrande. «Ma senza nessun supporto, con un'entrata di 100 euro al giorno, a novembre ho dovuto abbassarle. Ci ho creduto ed è un peccato, portando magliette e magneti ad un open day a San Donato in soli due giorni abbiamo registrato 7mila euro di incassi, ai bambini e alle famiglie i prodotti piacevano tantissimo. Avevo proposto anche di allestire un vecchio tram come negozio, sarebbe stato un fiore all'occhiello».

E De Chirico, nella sua interrogazione al sindaco e alla giunta, pone alcune domande: «Se l'intento della manifestazione di interesse lanciata nel 2018 era quello di promuovere il brand Atm - scrive - perchè l'azienda non individuò un negozio situato in una fermata di grande passaggio e di interscambio come Duomo o Galleria Santa Redegonda invece di una fermata di scarsa affluenza pendolare e per giunta in un corridoio con scarso passaggio pedonale?». E «quali sono state - incalza - le azioni pubblicitarie per far conoscere agli utenti il lancio di gadget realizzati per promuovere il proprio brand».

Nel contratto firmato tra le parti l'azienda si riservava «la facoltà di usare i propri canali di comunicazione per garantire maggiore visibilità alle attività di vendita».

Vista (anche) la fine del brand Milano, De Chirico domanda infine se con 7,4 milioni di turisti nel 2019 e in previsione delle Olimpiadi 2026 «il Comune intenda promuovere il proprio nome nel mondo realizzando gadget come avviene» nelle grandi città turistiche.

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