Nel passante ferroviario le visioni di D'Aria

Le nuove opere informali del pittore salentino in mostra a Porta Venezia

Non solo le gallerie e i musei ma sempre più anche gli spazi urbani sono oggi un palcoscenico per l'arte contemporanea. Artepassante, la piattaforma che in questi anni propone un brillante programma all'interno delle stazioni del passante ferroviario, ospita fino al 10 gennaio un'interessante mostra intitolata «Corpi inquieti corpi negati». Nella manica lunga della galleria di Porta Venezia, sono esposte le opere di Domenico D'Aria, virtuoso pittore salentino di lunga esperienza milanese, accanto ai dipinti di Marcello Leone e le sculture di Anna Santinello. Tre percorsi intrecciati sui paradigmi dell'informale, su cui spiccano potenti le tele di D'Aria, espressionista astratto abile nel ricercare trame sempre nuove all'interno del magma della materia e di cromie tempestose. Nella sua ultima produzione, l'artista pugliese recupera tracce della tradizione che ne aveva contraddistinto la ricerca agli albori della carriera, vale a dire l'utilizzo della cartapesta che però, in questo caso, abbandona qualsiasi idea narrativa e di rappresentazione per diventare materia viva e autonoma. La componente gestuale - che negli anni ha via via scarnificato la sua tavolozza per mettere a nudo l'essenza stessa della materia - ancora una volta prevale acquistando con i nuovi supporti una tridimensionalità ormai dichiarata. Le cromie, invece, perdono i toni accesi che avevano nel passato per mescolarsi con la cenere, quasi come in una ricerca di valori primordiali e di un primitivismo che si ricongiunge con la Natura e con la Madre Terra.

Nell'assetto compositivo delle sue grandi tele risultano completamente smarriti i segnali di un'umanità gridata (quella dei corpi di cartapesta e delle cromie rosso-sangue) e anche quelli che anni fa Roberto Sanesi definiva i «fondali di natura informe, variegata». Il «corpo inquieto», e quello negato, resta per D'Aria oggi solo quello dell'arte: quella che, parafrasando Picasso, scuote dall'anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni.

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