Nel presepe la storia di Milano

La Camera di Commercio prepara una mostra che racconta gli antichi mestieri della città

Non è come a Napoli, in San Gregorio Armeno, dove «O' presepe» apre le porte a vip e star anche dell'ultima ora. Qui, sotto la Madoninna, per conquistarsi un posto nella natività ci vuole, innanzitutto, mestiere. E una tradizione di lunga data, magari come quella del vincifuoco, che nell'800 era un estintore ante litteram, con tanto di istruzioni per l'uso. Oppure come lo spazzacamino che a Milano conta ancora 48 esperti, anche se il mestiere più antico ancora praticato in città è quello dei 107 maniscalchi. Ecco il presepe alla milanese: lo stanno preparando, nel loggiato esterno di Palazzo Giureconsulti, ad un passo da Piazza Duomo, per illustrare, attraverso una storia antica, una serie di mestieri di cui Milano, pur nel suo frenetico terzo millennio, non si è mai scordata. Dal lattaio all'arrotino, dal fornaio alla lavandaia, fino alle figure alla base della moda milanese, dal tessitore, alla modista, alla venditrice di stoffe. Per tutti c'è un posto in questa natività meneghina, magari meno ortodossa dei canoni cui ci aveva abituato San Francesco con la sua «invenzione» del 1223 all'eremo di Greccio. Ma che importa? Già allora le colline e i boschi intorno a Rieti non somigliavano certamente alle latitudini di Betlemme. L'importante è partecipare e festeggiare. Ed ognuno può immaginare quel «diversorium» dove Maria e Giuseppe non trovarono posto, finendo poi in una grotta, con mangiatoia come unico comfort, un poco come il cuore suggerisce. Lunedì 14 e martedì 15 arriva la rilettura 2.0 della natività che sarà anche un percorso, gratuito, sui lavori tradizionali della città. Illustrati dai marchi storici delle imprese e descritti da passi del Manzoni, di Pirandello, Boccaccio e Pascoli. Oro, incenso e mirra? Può darsi, ma non solo: fra i doni per il bambinello ecco spuntare il «glicorzo» uno zucchero speciale che nel 1909 aumentava l'effetto del lievito per rendere il pane più digeribile. Ed ancora la cioccolata «Sempione», marchio creato per l'inaugurazione del traforo nel 1906. Più adatto a mamma e papà che a Gesù bambino, i pastori recano anche il «pitiecor», un ricostituente ottocentesco all'olio di fegato di merluzzo e catrame. I marchi provengono dall'Archivio storico della Camera di commercio di Milano che ne conserva oltre 200, fra il 1873 e il 1920. Si tratta di loghi aziendali e di prodotto che illustrano i costumi e la vita quotidiana dell'epoca. Dal sito www.mi.camcom.it è possibile passare in rassegna documenti e locandine, mentre l'archivio di via Meravigli 9/b è aperto al pubblico 5 mattine a settimana. Questo presepe «tutto lavoro» serve anche a scattare una fotografia dello status quo delle imprese milanesi dove sono oltre 13mila ( sulle 75mila in Lombardia) le realtà ancora attive nei mestieri di una volta.

«La maggior parte si concentra a Milano», spiegano da Camera di Commercio. Ma non mancano le sorprese: Brescia? È prima per agricoltori e spazzacamini; Como per le imprese della tessitura, Varese per ricami, pizzi e merletti.

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