Sabrina Cottone
«Paura? Nooooooo» saltella Valentina Aprea, azzurra fino alla camicetta e su agli orecchini e all'ombretto, pochi minuti prima del fischio d'inizio. È una partita, non più o non solo un confronto politico, e lo certifica l'arbitro Bruno Vespa, che in diretta su Rai uno apre la finale della «Coppa dei campioni». Sono tifosi e non semplici elettori i centocinquanta fan di Silvio Berlusconi riuniti all'Indian soul cafè di Basiglio per assistere al confronto tra la squadra di casa e la formazione ospite, per nulla amata. Trombette, fischietti, marajas. «Bravo Silvio» urlano in coro guardando il maxischermo del pub tutte le volte che il presidente del Consiglio mette in difficoltà lo sfidante. E, come in tutti i cori da stadio, volano allindirizzo della squadra rivale, cioè del Professore non appena apre bocca, epiteti non propriamente affettuosi né amichevoli. In certi momenti è difficile anche capire le parole dell'avversario così sgradito dalla curva azzurra. «L'hai già detto...!» e vai con mugugni, proteste, gridolini di fastidio che diventano urla quando Prodi si mette a parlare di tasse. «Eh con questa serietà» rumoreggiano tra i tavoli nell'attimo in cui l'aspirante premier tenta il contrattacco. «Sembra un prete» ridono quando dice che è ricco chi è sereno. «Grazie Iri», butta lì qualcuno appena si torna a fare i conti in tasca agli italiani. Insomma, Prodi da queste parti non attacca. È un pubblico di ultrà, certo, tutti molto preparati su schemi, tattiche e teorie di gioco. Molti indovinano le parole del loro Silvio prima che le pronunci. «Operaia» dice una signora bruna con grandi cerchi d'oro suggerendo la parola che manca. È un'attesa che diventa ansia quando la discussione comincia a girare intorno al ministro Giulio Tremonti finito sotto l'attacco di Prodi. «Parla della delinquenza politica» suggeriscono caldi a Berlusconi sullo schermo qualche secondo prima che lui, l'idolo degli avventori, vada all'attacco sulla violenza verbale della sinistra e del suo candidato. Applausi, grida, è gol.
Le reti messe a segno dal Cavaliere con i suoi sono tante, continue. Il primo «bravoooooooo» scatta quando parla del piccolo Tommy e spiega che certe cose non accadrebbero, i delinquenti non sarebbero in libertà, «se i magistrati si occupassero meno di politica». Le ola arrivano sulla promessa di inasprimento dei reati per la violenza su donne e bambini, tornano quando parla di evasione fiscale e poi quando incalza su Fassino, D'Alema, le contraddizioni dell'Unione. L'ovazione è per, anzi contro, Nanni Moretti. «Un film orrendo» dice Berlusconi senza neanche citarlo e si guadagna i fischi d'incoraggiamento della platea. «Buuuh» fanno da eco continua a ogni apparizione di Prodi, sommergono anche l'intervistatore Roberto Napoletano, quando chiede se gli sfidanti vogliono scusarsi per qualcosa. «Forse avremmo dovuto seguire il consiglio delle nostre mogli» azzarda il Professore prima di annegare nella disapprovazione della sala. Le prime file annuiscono. L'assessore comunale all'Istruzione, Bruno Simini, guarda il confronto in piedi, appoggiato al bancone. «Ubriaco a chi?» protesta davanti all'alcolica metafora prodiana. La coordinatrice regionale, Maria Stella Gelmini, scuote la testa ai sorrisoni di Prodi, si accende di gioia quando Berlusconi tira fuori dalla manica «l'utile idiota». All'offensiva finale il pubblico è in deliquio, sghignazza sugli spinelli di Vladimir Luxuria e il concordato che non piace alla Bonino, gongola per D'Alema marinaretto. È in tripudio quando arriva l'asso: «Aboliremo l'Ici». Ci si sente un po' stupidi a chiedere chi ha vinto.
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