Nella palazzina dell'architetto la boutique di Massimo Piombo

C'era una volta lo studio di uno degli architetti simbolo di Milano. Oggi nella palazzina di Gae Aulenti di piazza San Marco 4 inaugura il primo concept store «MP Massimo Piombo». «Non potevamo trovare di meglio», commenta lo stilista-imprenditore di Varazze prima dell'inaugurazione che ieri sera ha visto sfilare tutta la Milano chic. Là dove c'era la scrivania della celebre «architetta», nella nicchia rialzata del terzo piano, oggi campeggiano smoking e cappotti da sera, protetti da una piccola giungla di piante (creata dal vivaista Enrico Cappellini).

Chi ha avuto la fortuna di vedere l'architetto al lavoro sarà felice di constatare che lo spazio è rimasto essenzialmente lo stesso: è solo più vivace e colorato. «Non si poteva cambiare nulla», a parte i dettagli: i complementi di Roberta e Basta, le appenderie che riprendono le strutture metalliche preesistenti, le pareti blu come la moquette. Il resto lo fanno i magnifici capi delle collezioni di questa griffe nata tre anni fa e venduti in un'ottantina fra i migliori concept store del mondo, come Colette a Parigi, H Lorenzo a Los Angeles, Pupi Solari a Milano.

Questo spazio storico eppure così contemporaneo è il contenitore perfetto per raccontare la storia di Massimo Piombo, un Marco Polo del terzo millennio che ha girato il mondo «per trovare il tessuto giusto», come la lana fatta in India e tinta con colori naturali che rendono le nouance uniche, o il mahair morbido e pregiato acquistato in Austria, che rende speciali i cappotti. «Tutti i nostri capi però sono fatti in Italia», tiene a sottolineare Piombo, che per molti anni ha vestito milanesi e non, con i suoi capi di un'eleganza senza tempo, decontractè ma anche glam. Grazie a una mescolanza di stili, epoche, materiali e stampe, passato e il presente si incontrano di continuo, nel nuovo spazio come nelle sue collezioni.

E l'avventura del nuovo brand «MP» è nata proprio così: dall'ossessione dello stilista per i tessuti pregiati e rari, scovati in luoghi impensabili della vecchia Europa come l'Ungheria, «dove ho trovato dei tessuti haute couture utilizzati anche per gli arredi reali e le pièce teatrali, ora io li uso per la prima volta per giacche e cappotti maschili». I colori vivaci e le stampe «fatte a mano solo a Lione» sono un altro ingrediente fondamentale delle sue collezioni. Il resto lo fa il taglio impeccabile e sartoriale di giacche, pantaloni, camicie (solo qui si trova il colletto «alla genovese»), cappotti, e poi la vestibilità perfetta della maglieria, gli accessori, e altre chicche come le pantofole in velluto e le vestaglie in seta stampata, tutte cose portabili anche da una donna.

Ieri sera c'era anche la famiglia Aulenti a girare per i tre piani (e i cinque livelli) dell'ex ufficio di famiglia. La sua nuova veste sarebbe di certo piaciuta anche all'architetto: il primo piano dedicato ai più giovani, agli universitari o a chi lavora ma non veste in giacca e cravatta, con le t-shirt, le maglie, le giacche e molto altro, tutto molto Massimo Piombo con quel tocco glam a prezzi democratici perché «anche un giovane si deve poter permettere una bella giacca». Il secondo piano per uomini «normali» ma un po' bizzarri, quelli che amano mixare il classico a stampe e colori. Il terzo piano, regno assoluto della couture, con cappotti in alpaca, tessuti e accessori preziosi, abiti da sera.

Niente è lasciato al caso, nemmeno le divise dei venditori (una giacca in panno doppio petto arancione) o i camerini, allestiti come una giungla. Perfetti anche per chi, come lo stilista, ama Milano ma non ci vivrebbe mai.

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