Nemmeno il sindaco del Pd vuole gli immigrati all'Expo

Ma l'appello di Romano cade nel vuoto. Intanto a Rho è pronto un campo in grado di accogliere mille persone

Maria Sorbi

Tutto è pronto al campo base di Rho per l'arrivo dei primi 150 profughi: la mensa, i letti con i materassi nuovi, il servizio wi-fi e le docce in camera. Ma a girare fra le stanze ci si rende subito conto di una cosa: quei container non si limiteranno ad accogliere solo un centinaio di migranti. E nemmeno i «massimo 500» di cui ha accennato qualche volta Palazzo Marino. I 576 appartamentini sono perfetti per ospitare un letto a castello ciascuno. E quindi potranno tranquillamente fare da casa ad almeno 1.150 persone. Idem la mensa da 400 posti: basterà organizzare due turni per pranzo e per cena e tutti verranno sfamati. Insomma, è chiaro che la soluzione di Expo non è provvisoria. Il sindaco Giuseppe Sala e il prefetto Alessandro Marangoni non si pronunciano sui tempi di permanenza degli stranieri già partiti da Palermo. Ma quel campo è più grande del centro di smistamento di Bresso ed è facile immaginare che la situazione sfuggirà presto di mano. Quelli che dicono no - e che finora sono stati bellamente inascoltati - temono l'«effetto ghetto».

Il sindaco di Rho Pietro Romano (Pd), che non ha mai fatto segreto della sua contrarietà all'arrivo dei profughi, si rimette alle decisioni del prefetto. Ma non gli va giù il fatto di essere stato escluso dalle decisioni che riguardano la sua città. «A Rho abbiamo già una sessantina di migranti. Ora ne arrivano altri 150. Chiediamo almeno che ci sia sorveglianza». Se ogni comune della regione accogliesse i profughi, nelle varie città ne arriverebbero meno di una decina e anche l'integrazione sarebbe più semplice. Ma anche questa richiesta, arrivata in primis dal presidente lombardo Roberto Maroni, sembra destinata a cadere nel vuoto. «Concentrando così tante persone in un unico campo base - contesta il consigliere regionale Marco Tizzoni, della Lista Maroni Presidente - c'è il serio rischio del ghetto. Anche se ci dicono che i tempi per capire chi può restare e chi no si sono ridotti da due anni a otto mesi, molti di quelli che verranno rifiutati faranno ricorso. E resteranno qui almeno un paio di anni per aspettare che si concluda l'iter dell'istanza».

Martedì in Regione verrà presentata un'istanza per sapere con chiarezza numeri e tempi dell'operazione «profughi a Expo». Un'azione analoga farà il Comune di Rho, che finora non ha avuto risposte dal prefetto. Marangoni non si è nemmeno preso la briga di scrivere al sindaco Romano che ha saputo della decisione dai giornali. Il centrodestra di Rho inoltre ha intenzione di indire due referendum: uno, con valore consuntivo, per chiedere alla gente cosa ne pensi della convivenza con il campo base dei profughi. E uno per chiedere di uscire dalla Città Metropolitana (il cui sindaco è Sala) come atto di protesta contro lo «snobismo» da parte di mr Expo e del prefetto, poco rispettosi del parere altrui. Il consigliere regionale di Fdi Riccardo De Corato enfatizza un contrasto all'interno di Expo: da un lato la «regia» della Regione, che ha organizzato nell'area un concerto gratuito all'aperto con il Coro e Orchestra della Scala.

«Dall'altro lato, invece, la regia Sala-Renzi, che intende trasformare Rho in una sorta di casbah per migranti. Ci hanno parlato di fine della situazione emergenziale - prosegue - eppure il flusso di migranti continua, non sappiamo quanti esattamente avranno diritto all'asilo, ma sarà una percentuale minima e irrisoria».

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