Destra, sinistra e ora anche i sindacati. Il governatore Roberto Maroni e il sindaco Giuliano Pisapia, l'assessore alle Culture della Regione Cristina Cappellini e quella alle Politiche per il lavoro del Comune Cristina Tajani. La crociata per salvare o solo riportare un po' di Rai a Milano è ormai trasversale. Davvero troppo il doppio sfregio inflitto dai palazzi romani che prima hanno bocciato il progetto di un canale interamente dedicato all'Expo sostituendolo con una semplice struttura di coordinamento delle produzioni legate all'evento e poi ne hanno fissato la sede e scelto i componenti a Roma. Solo l'ultimo degli affronti dopo che da Milano sono già state portate via Rai 5 e RaiSport2. Con timore per i posti di lavoro degli 800 dipendenti del centro di produzione di corso Sempione e dei 3mila occupati dell'indotto. A cominciare dai doppiatori che da Milano hanno fatto la storia della televisione e che ora sono disoccupati perché tutto ormai si doppia a Roma.
Uno scontro andato in onda ieri all'incontro organizzato alla Camera del lavoro con i sindacati e il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi. Con Maroni pronto a porre l'aut-aut: «Deve darci la garanzia di investire sul centro di produzione di Milano e la Lombardia è pronta a fare la sua parte. In caso contrario ci vuole un segnale forte, magari invitare i cittadini non pagare il canone». Una minaccia pesante. Con Gubitosi che ha curiosamente replicato accusando le istituzioni lombarde. «Dove erano in passato? A Milano è sempre stato percepito disinteresse per la Rai o almeno così mi dicevano in passato».
Parole ben diverse sono venute dall'assessore Tajani. «Vorremmo maggiore visibilità sulle reti nazionali - ha detto rappresentando il sindaco Pispia - anche per gli eventi in preparazione di Expo che si stanno tenendo in questi giorni, come il ritrovamento di un affresco Leonardesco al Castello, fatto che non ha avuto spazio nel palinsesto nazionale. Ma Milano pensiamo meriti di più». Aggiungendo che il Comune è pronto ad aprire un tavolo con la Regione, i sindacati e la Rai per discutere di RaiExpo e del futuro centro di produzione. Che Maroni vorrebbe collocare nelle aree di Expo a Rho-Pero. Ma chiede a Gubitosi una risposta «entro il 10 novembre, quando ci sarà l'assemblea di Arexpo. Dobbiamo decidere sul futuro del sito e voglio capire se c'è almeno un interesse».
La sua proposta è di costruire come a Roma «un palazzo di rappresentanza in città e un centro di produzione più periferico, ma fornitissimo». Perplesso Gubitosi che replica con un «valuteremo». E poi aggiunge. «Tenendo fermo che la Rai deve essere in un polo culturale cittadino. Bisogna poter percepire la presenza della televisione pubblica». Quasi un no. Poi l'annuncio che per i sei mesi dell'Expo la trasmissione Unomattina si farà dall'interno del sito espositivo. E l'impegno che «non c'è alcuna intenzione di ridurre. Anzi, la sede di Milano sarà ulteriormente potenziata». Si vedrà.
«Se non avremo risposte convincenti da Roma e quelle avanzate oggi dal direttore della Rai Gubitosi, non ci sono sembrate tali - replicano i segretari Cisl Gigi Petteni e Danilo Galvagni - siamo anche noi pronti a sostenere una campagna per contro il pagamento del canone».
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