Potenziamento dei servizi sociali del Comune tramite l'assunzione di un assistente sociale dedicato e costituzione del servizio affidi. Sono le conseguenze pratiche della delibera sulle linee guida per le azioni di controllo e monitoraggio dei minori in affido e delle comunità che li accolgono approvata dalla giunta di Sesto San Giovanni. L'ex Stalingrado d'Italia è tra i primi Comuni italiani ad adottare un provvedimento del genere a tutela dei minori in affido e delle rispettive famiglie.
In seguito al «caso Bibbiano» che ha visto diversi minori tolti alle proprie famiglie sulla base di relazioni false, la giunta ha deciso di potenziare i servizi sociali e accorciare a catena di controllo sul sistema degli affidi. Obiettivo: valorizzare, quando possibile, la famiglia come luogo naturale per lo sviluppo e il benessere dei minori. I numeri parlano chiaro: i minori in carico al Servizio Sociale del Comune di Sesto San Giovanni sono 14 in affido, 43 in comunità minori e 25 in comunità mamma bambino. «È il Tribunale che decide il futuro dei bambini devono essere allontanati da casa, ovvero se è più opportuno per loro l'inserimento in comunità o se si può pensare a un percorso di affido, prima di rientrare qualora possibile, nella famiglia di origine» spiega l'assessore alle politiche sociali Roberta Pizzochera, che firma la delibera. Cosa può fare in pratica un comune? «Noi crediamo - continua l'assessore - che qualora il comune dimostri di avere un solido servizio affidi sia più facile che il Tribunale possa scegliere per un affido in famiglia piuttosto che in comunità. Abbiamo anche constatato il Comune di Sesto non avesse un Servizio affidi di riferimento, ecco dunque che in autunno costituiremo questo servizio, esterno al comune ma che permetterà di iniziare a sensibilizzazione alla tematica dell'affido famigliare e la valutazione delle famiglie disponibili all'accoglienza».
Così sempre tra ottobre e novembre verrà bandito un concorso per la selezione di un assistente sociale dedicato a questo tema. «Il Servizio Sociale del Comune si occuperà dell'abbinamento, dell'accompagnamento e del sostegno dei minori e delle loro famiglie d'origine - spiegano dal comune - e sarà suo compito relazionare sugli andamenti dei progetti al Tribunale competente.
«La cultura dell'affido in Italia è poco diffusa - spiega Rosa Rosanti docente di Psicologia sociale all'Università Cattolica - anche perché ci sono tantissime forme diverse di affido, da quelli pomeridiani a quelli sine die». Da formule che risolvano problemi di organizzazione e gestione famigliare a modelli più complessi. In Piemonte, per esempio è diffusa la pratica dell'affiancamento famigliare: una famiglia ne aiuta un'altra in situazione di fragilità, supportandola in compiti quotidiani, ama anche con sostegno alla genitorialità». Obiettivo: prevenire l'allontanamento dei minori dal proprio nucleo o preparare le famiglie il più possibile in questi percorsi sempre dolorosi.
Un
altro importante obiettivo è quello relativo alla centralità del Servizio Educativo per minori e famiglia, col recupero e il sostegno dell'ambiente famigliare al fine di rendere stabili le relazioni tra genitori e figli.
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