"Noi vogliamo fare i sindaci e non gli agenti immobiliari"

Il primo cittadino di Pessano con Bornago protesta: "Date a noi i fondi, li useremo per i servizi ai cittadini"

"Noi vogliamo fare i sindaci e non gli agenti immobiliari"

Alberto Villa, Forza Italia, sindaco di Pessano con Bornago, Comune di 9mila abitati della Martesana, lei firmerà l'accordo sull'accoglienza dei migranti proposto dalla Prefettura?

«C'è un problema di metodo. Il prefetto ci chiama per provare a risolvere il problema, che c'è, e ci mette davanti un protocollo per un'accoglienza equilibrata, diffusa e sostenibile. Ci chiede osservazioni, noi le facciamo ma le vediamo respingere bruscamente, anche perché la prefettura vuol essere pronta per la visita del ministro Minniti a Milano».

C'è l'esigenza di alleviare il peso su Milano. Nel merito cosa prevede l'accordo?

«Se lo si va a leggere, i Comuni della zona omogenea, nel mio caso Adda-Martesana, devono reperire unità immobiliari, comunicare alla prefettura, fornire agli operatori le informazioni circa le unità reperite. La battuta che mi viene è: il prefetto ci ha preso per un'agenzia immobiliare?».

Ma voi Comuni «dialoganti» cosa vorreste fare?

«Partiamo da questo orizzonte ideale: i richiedenti asilo da accogliere in piccoli gruppi diffusi sul territorio. Io potrei fare il mio bando per l'assegnazione. Anche perché, è inutile che lo neghiamo, ci sono tanti soldi: ogni mille migranti ci sono due milioni di utili, esclusi tutti i costi. La proposta che faccio, insieme ad altri sindaci, è questa: con questi fondi c'è la possibilità di fornire servizi anche agli italiani. C'è lo spazio per farlo se i soldi restano al servizio del pubblico».

Volete usare voi i fondi?

«Ho fatto i conti, diciamo pure che ci rimane solo mezzo milione di euro alla fine della gestione. Con quei fondi io potrei sopperire alle carenze della Città metropolitana in materia di trasporto disabili, o fare attività sociali, tutti fondi che oggi vengono tagliai ai Comuni per destinarli all'accoglienza dei migranti».

Quindi in realtà lei vorrebbe fare molto di più che trovare sistemazioni?

«In realtà a me non compete questa cosa. Anzi, il mio sogno sarebbe che tutto fosse gestito in modo diverso, ma siamo nel mondo reale e allora dico alla prefettura: io faccio da agente immobiliare ma dammi la possibilità di gestire, di fare un progetto. Il Comune deve poter dire no a un quartiere se non è idoneo, altrimenti finiamo ad ammassarli, perché è chiaro che le coop vanno a d affittare nelle periferie o nei paesi dove gli affitti sono più bassi. C'è poi il tema della residenza che dobbiamo dare per legge. E quello del lavoro: 4 ore settimanali sono pochissime, in Toscana sono arrivati a 20. Insomma noi vogliamo avere voce in capitolo, altrimenti dov'è il vantaggio di firmare? Tanto, salvo che non abbia strutture pubbliche, i migranti non me li mandi comunque nel Comune, a meno che non vogliano davvero, e spero di no, di sequestrare le abitazioni private sfitte».

Ma sono previste agevolazioni per chi firma?

«Sì in teoria, se firmi, per il momento, ti puoi fermare alla metà del parametro previsto dall'accordo Anci, cioè 2,5 migranti per mille abitanti, nel caso del mio paese 11. Anche qui, diciamo: Andiamo per gradi: prima tutti i Comuni al 10%, poi al 20% e così via».

Ci sono sindaci che fin dall'inizio hanno detto no.

«La Lega dice: Non firmiamo a prescindere. Rimandiamoli a casa. Ma urlare e basta non serve, in realtà servono accordi bilaterali. E Berlusconi li ha fatti. Forza Italia è forza di governo.

E io, d'intesa col partito, ho provato ad andare a vedere. Ma deve esserci un vantaggio reciproco: per il Comune, i fondi destinati ai servizi. Se la risposta è prendere o lasciare allora non ci sono le condizioni. E il risultato è che hanno firmato in pochissimi».

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