«I nostri tre sindaci faranno da contraltare ai fallimenti delle giunte di sinistra a Milano, Napoli e Roma». Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale di Forza Italia, ha un occhio sulle Europee e uno sulle amministrative. Più di mille comuni della Lombardia vanno al voto e tra essi città importanti come Pavia, Bergamo e Cremona. Gelmini ritiene che l'esito avrà un significato nazionale: «La consideriamo la prima tappa per riprendere Milano».
Forza Italia ha deciso di puntare sul sindaco più amato dagli Italiani?
«I nostri candidati sindaci che sono le nostre punte di diamante. Il più noto è il sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, il più amato d'Italia e molto stimato dall'elettorato di centrodestra, un ragazzo giovane che ha governato bene la sua città, tenendo i conti in ordine, abbassando la pressione fiscale e, da vicepresidente dell'Anci, muovendo battaglie contro il centralismo romano e contro il patto di stabilità, per lo sviluppo e la crescita. È il leader degli amministratori comunali. Con lui abbiamo tre moschettieri».
Tre moschettieri? Vuol dire che il canoista Oreste Perri e il bergamasco Franco Tentorio sono gli altri due?
«Oreste Perri, sindaco di Cremona, campione di canoa, sfata il luogo comune del centrodestra non attento alla cultura. Come sindaco, ha realizzato un Museo del violino che è un'eccellenza italiana, legata a conservatori e scuole di liuteria, un'attrattiva per studenti da tutto il mondo, non solo per la musica ma anche per costruzione degli strumenti. E in tempi di spending review, lo ha fatto grazie a una partnership tra pubblico e privato. A Bergamo Franco Tentorio ha ben amministrato: non ha chiesto soldi e ha abbassato le tasse».
Per Milano si parla della candidatura di Maurizio Lupi. Forza Italia come la valuta?
«Non mancano i possibili candidati. Maurizio Lupi è uno di loro e corre per Ncd. Ma Forza Italia ha un gruppo consiliare coeso e ci sono persone che possono eventualmente sfidare Lupi. Noi vogliamo riconquistare Milano perché in città c'è meno sicurezza e più burocrazia. E i proprietari di casa che rischiano l'esproprio se non fanno manutenzioni la dicono lunga su quanto sia ideologico il governo Pisapia. Forza Italia può ripartire dalla Lombardia perché qui ha le sue origini e tradizioni».
Milano, Roma, Napoli sono governate dal centrosinistra.
«A Milano il sindaco del quadrilatero ha abbandonato le periferie al proprio destino. La giunta Marino si è rivelata fallimentare: Roma è più sporca e meno curata. E non va meglio a Napoli. La sinistra è capace di creare nuove tasse ma offre servizi di scarsa qualità e meno sicurezza. La riconferma a Pavia, Cremona e Bergamo saranno una risposta di buongoverno».
Si va verso la definizione delle liste europee. Ci saranno sorprese?
«Giovanni Toti sarà capolista. Il suo essere moderato, equilibrato e pacato piace all'elettorato di centrodestra. E poi ci sono conferme come Licia Ronzulli, Lara Comi, Iva Zanicchi, Susy De Martini. Sindaci e amministratori come Valerio Bettoni e Angelo Formentini. Imprenditori come Emma Soncini. Riccardo Achille Menghi, area cattolica. Molti giovani indicati da Annagrazia Calabria. Franco Bonanini, delle Cinque Terre».
Qual è la posizione verso l'Europa? Euroscetticismo o tentativo di riforma?
«Berlusconi è stato il primo a schierarsi contro questo tipo di Europa delle tecnocrazie e burocrazie, di austerity e rigore. Mentre Renzi fa la voce grossa in Italia e si inginocchia con la Merkel, Berlusconi è stato l'unico a porre veti e ad andare controcorrente».
Berlusconi non può candidarsi e i sondaggi per Forza Italia sembrano incerti. Campagna elettorale in salita?
«Sembra sempre che Forza Italia sia allo sbando e a picco nei sondaggi. È una rappresentazione ciclica, puntualmente smentita nelle urne. Noi abbiamo ricevuto un duro colpo dal fatto che Berlusconi non sarà candidato. Che si impedisca al leader dell'opposizione di rappresentare pienamente l'elettorato è il sintomo di una democrazia malata. È un precedente pericoloso. Ma la leadership di Berlusconi resta l'unico punto di riferimento del centrodestra».
In Lombardia si parla ancora di rimpasto.
«Noi abbiamo detto no al rimpasto e al manuale Cencelli e la nostra posizione resta questa. Se Maroni ha necessità di rafforzare e allargare la giunta, credo che prima ne discuterà con noi. Ma certo oggi non c'è questo bisogno».
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