"Le note di Donizetti per ricordare le vittime della mia Bergamo"

Il direttore artistico della rassegna lirica "Un Requiem per salutare i propri cari"

"Le note di Donizetti per ricordare le vittime della mia Bergamo"

Il regista Francesco Micheli, risiede a Milano, ma opera anche Bergamo, dove da sei anni è direttore artistico del «Festival Donizetti». Il suo approccio anticonvenzionale ha dato nuova linfa alla vita musicale della città di Bergamo: centro austero e schivo per sua natura, ma dove in questo momento sta regnando un silenzio terribile, un silenzio di morte.

Qui la resistenza non si è mi espressa con balli e canti sui balconi. La reazione - da subito - è stata ungarettiana, si prosciugano le già poche parole, fino ad annullarle. Per dire che Micheli, bergamasco, fa fatica a parlare, e a pensare a quel che verrà. Ma ci prova.

Le chiediamo uno sforzo: spingere lo sguardo oltre questa bufera per progettare la rinascita.

«Mi sforzo però con la consapevolezza che è pericoloso spendere tempo sulle proiezioni future. Ciò che sta accadendo è più grande di noi. Quando ritorneremo a una vita cosiddetta normale? Tra un mese? Due? Di più? Difficile guardare in là».

Difficile se hai negli occhi il corteo dei mezzi militari con i feretri che raggiungono i forni crematori fuori regione. Se si stima che in un mese siano morte 4.500 persone.

«Bergamo torna ad essere la Città dei Mille: più di mille... defunti. Io stesso sto perdendo persone a me vicine. I miei familiari, farmacisti, lavorano 24 ore al giorno, i loro racconti sono toccanti».

Come vede il cosiddetto «giorno zero», quello della ripartenza? Sarà un giorno per ricordare chi se n'è andato o per festeggiare la rinascita?

«Sto pensando a un gesto di commemorazione. Metteremo a disposizione la ripresa dello storica esecuzione del Requiem di Donizetti diretto da Corrado Rovaris in Santa Maria Maggiore. Questo rito prenderà il posto di quello che le singole famiglie, compresa la mia, non hanno potuto officiare per salutare i propri cari. Sarà un momento di unione in questo momento difficile. Allo stesso tempo, dobbiamo anche rilanciare, penso che la inaugurazione del teatro restaurato, a settembre, sarà la festa della rinascita e del territorio».

Rinascita in una città famosa per l'etica del fare senza proclami. Vedi il miracolo dell'ospedale costruito in otto giorni.

«Ed è quello che faremo anche noi operatori della cultura».

Cultura, arte. Un balsamo ora, ma soprattutto quando finirà questa bufera...

«Sono le vitamine, gli antibiotici dell'anima. Pensiamo a Donizetti, compositore bergamasco ucciso da una malattia infettiva, la sifilide. Uomo che veniva dalla miseria e che sulla miseria del proprio territorio costruì la sua fortuna facendo conoscere al mondo, attraverso le opere, i montanari e i contadini delle sue valli. Donizetti ha conosciuto guerre e rivoluzioni. L'esperienza che stiamo vivendo, lui l'ha vissuta più e più volte. Per dire che anche in questa miseria bisogna trovare lo spazio per il nutrimento dell'anima, lo insegna il passato».

La Federazione Spettacoli dal Vivo ha proposto di tenere aperti i teatri a luglio e agosto. Che cosa ne pensa?

«Sentire un'istituzione che fa previsioni costruttive sui mesi estivi, su di me ha l'effetto di un raggio di luce nell'oscurità. Da operatore e da artista condivido appieno tale chiamata alle armi: lo status quo è fuori dal comune e ci impone scelte straordinarie.

Sto pensando anche ad attività per ragazzi, soprattutto per quelli che non vivranno la ritualità dell'Esame di Stato, anche se grande esame sia vivere quello che stanno vivendo. Vorrei organizzare campi, attività teatrali all'aperto nei parchi di Bergamo».

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