Dal 30 aprile Qatar Airways porterà a due i collegamenti quotidiani da Malpensa alla sua base di Doha, capitale dell'Emirato. L'aumento delle frequenze amplia così la gamma delle destinazioni accessibili da Milano con coincidenza nello scalo arabo. Questa notizia, senz'altro positiva, può essere osservata con due diverse interpretazioni. La prima conferma che il lavoro fatto in questi anni dalla Sea per lo sviluppo dello scalo lombardo, continua a dare dei frutti: cresce la connettività per Milano e il suo territorio, e aumentano anche le compagnie che servono il nostro aeroporto; l'ultimo esordio è stato quello di Armavia, che ha inaugurato pochi giorni fa un volo settimanale per Yerevan, la capitale dell'Armenia.
La seconda interpretazione riguarda il ruolo dello scalo. Malpensa nel 1998 era nato per essere un grande aeroporto hub, cioè di connessione, in grado di competere con Parigi, Francoforte, Londra. Ma, abbandonato nel 2008 dall'Alitalia e con essa da 7 milioni di passeggeri, ha dovuto fare i conti con una realtà insormontabile: un aeroporto hub non può esistere senza la presenza di una grande compagnia che faccia di quello scalo la propria cerniera tra breve e lungo raggio. L'attività successiva della Sea e del suo presidente, Giuseppe Bonomi,(nella foto) è stata coraggiosa: fino a riuscire a convincere Lufthansa a creare una propria compagnia italiana e a basarla a Malpensa. L'obiettivo era quello di poter ricreare sul medio termine, grazie ai tedeschi, proprio il modello di hub. Invece, anche a causa di qualche pasticcio in casa teutonica, l'idea è abortita e Lufthansa Italia è stata chiusa. Malpensa è e resta un grande aeroporto internazionale: è servito da 111 compagnie che vi trasportano 19 milioni di passeggeri all'anno. Ma ormai la prima di queste è la low cost easyJet, un modello che contrasta nel profondo con quello dell'hub. La Sea si è persino inventata l'hub "fai da te" (ViaMilano), cercando di indurre passeggeri di compagnie diverse a scegliere la connessione a Malpensa.
Il ruolo dello scalo che emerge dalla scelta di Qatar è dunque un altro, fino a qualche anno fa non evidente: Malpensa sta diventando un punto di partenza per gli Emirati arabi nei cui aeroporti i passeggeri fanno scalo prima di proseguire per le destinazioni di Medio ed Estremo Oriente, Australia, Africa. L'apripista è stata Emirates (Dubai), da tempo consolidata a Malpensa, seguita da Etihad (Abu Dhabi) e, appunto, da Qatar, presente in Italia da 10 anni, da dove solo un anno fa aveva 14 collegamenti settimanali con Doha contro i 35 di oggi.
Queste compagnie raccolgono i propri passeggeri nel vasto bacino servito da Malpensa, stimato tra i 9 e i 12 milioni di abitanti (la cosiddetta catchment area). Li portano nei loro modernissimi, sorpendenti aeroporti, situati a 5-6 ore di volo, e da qui li imbarcano per la destinazione finale, grazie a un network che tocca non solo i grandi centri ma anche città di secondo livello. Poiché il trasporto aereo è (almeno in parte) in mano alle famiglie regnanti, tutto il sistema è messo in grado di essere competitivo, dalle minori tasse aeroportuali al più basso costo del lavoro. Malpensa vive dunque una specie di contrappasso: nato per essere un hub, oggi serve degli hub lontani, una cosa non immaginabile fino a qualche anno fa. Qatar Airways, che aumentando i propri voli conferma di credere in questo modello, nel 2011 ha vinto il premio Skytrax come miglior compagnia del mondo e deve il suo successo anche alla flessibilità di una flotta di 107 aerei composta, a differenza di altre concorrenti del Golfo, da macchine di taglia sia grande che medio-piccola.
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