Nuovo campus del Poli, 6 milioni da ex alunni

Donazioni record per il progetto di Renzo Piano. E manifesto per difendere i corsi in inglese

Nuovo campus del Poli, 6 milioni  da ex alunni

Quattro nuovi edifici in via Bonardi, ottomila metri quadrati di verde tra le aule e i laboratori, il restyling degli edifici storici. Partiranno a maggio e chiuderanno in due anni i cantieri dei nuovi campus e laboratori del Politecnico ideati da Renzo Piano. Un progetto da 37 milioni di euro, a cui hanno contribuito attori istituzionali come Regione Lombardia e Fondazione Cariplo, ma sei milioni di euro sono già stati donati da ex studenti dell'ateneo. «La nostra comunità di ex alunni - ha riferito ieri il rettore Ferruccio Resta - ha voluto donare cifre anche piccole o molto generose per restituire una parte del proprio successo al Politecnico. Negli Usa è una cosa quasi normale, da noi non siamo così abituati ma ci commuove ed emoziona, e sono convinto che i contributi aumenteranno ancora quando apriremo il cantiere». E il donatore più importante «ha voluto il massimo anonimato, la sua volontà non è di apparire e infatti nella parete con le targhe dei donatori che abbiamo già istituito nella nostra sala del consiglio e che trasferiremo nel nuovo campus in alto c'è questo anonimo particolarmente generoso».

La comunità degli ex allievi del Poli oggi ha raggiunto quota 130mila, e con circa trentamila il rapporto dopo la laurea non si è mai interrotto, vengono «ingaggiati» annualmente dall'ateneo per portare testimonianze durante le lezioni, lanciare borse di studio, competizioni studentesche, progetti vari. E proprio ieri l'advisory board del Politecnico, un organismo composto da Alumni che ricoprono oggi posizioni chiave nel mondo produttivo ed imprenditoriale, ha acquistato una pagina del Corriere della Sera per difendere i corsi esclusivamente in lingua inglese, al centro da tre anni di una battaglia giudiziaria. A firmare l'appello-manifesto sono (tra gli altri) Renzo Piano, Gianfelice Rocca, Giorgio Squinzi, l'amministratore delegato di Fs Renato Mazzoncini, la designer Patricia Urquiola. «L'insegnamento in inglese - scrivono - non lede il diritto allo studio ma favorisce il diritto al lavoro. L'ingegneria, l'architettura e il design sono parte del made in Italy che può e deve competere sui mercati internazionali in Italia. L'inglese al pari delle altre competenze garantisce il diritto al lavoro».

Un messaggio che secondo Resta offre «tre grandi spunti, uno a me e al Politecnico, di continuare a credere di poter essere un'università internazionale a Milano e in Italia, il Poli non delocalizza niente. Il secondo, rivolto a tutti, è di continuare a spingersi in avanti, anticipare i cambiamenti e sfondare i confini.

Terzo, in questo momento in cui tanti stanno ragionando sul prossimo iter governativo e le esigenze future del nostro Paese, un messaggio del genere stimola ad avere una formazione di qualità, perchè non possiamo permetterci di perdere talenti e un diritto al lavoro».

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