Cronaca locale

Oltre mille in coda per dire grazie allo scienziato gentile

Accanto alle corone di Mattarella e Renzi sulla bara chiusa anche le rose delle pazienti

La gente si è messa in fila ancor prima che aprisse la camera ardente. E quell'ultimo saluto a Umberto Veronesi in realtà è stato quasi per tutti un commosso grazie. «Ha salvato la mia famiglia» racconta la parente di due pazienti. «Non solo mi ha curato - spiega una donna con le lacrime agli occhi - ma mi ha dato la forza per lottare e mi ha fatto sentire speciale. Ero solo una delle centinaia delle sue pazienti, eppure mi faceva sentire l'unica». Tante donne si presentano con in mano un fiore e lo appoggiano sulla bara chiusa, accanto alle corone ufficiali inviate dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal premier Matteo Renzi.

Nel primo pomeriggio la coda per salutare Veronesi arriva fino a metà di piazza Scala e in tutto si presentano oltre mille persone, accolte, all'ingresso di sala Alessi, dalle rappresentanti della Fondazione Veronesi. Dai tempi dell'Istituto dei tumori, dove è stato primario fino all'inizio degli anni 90, fino all'ultimo periodo allo Ieo, nello studio di Veronesi sono entrate oltre 50mila pazienti. Un popolo che ora vuole mostrare la sua gratitudine: chi ce l'ha fatta e chi invece è ancora in lotta. Arrivano tanti amici. «Era una persona di una tale cortesia e disponibilità, per me ha fatto qualcosa, ma non lo voglio raccontare. C'era sempre per tutti, a qualunque ora lo si chiamasse». «Veronesi ha creato e lascia molto - spiega l'étoile Carla Fracci, accompagnata dal marito Beppe Menegatti - ha aiutato l'umanità. È stato così vicino a tutti e sempre sorridente. Questa è la cosa straordinaria di quest'uomo, la sua intelligenza, il suo genio. È una grande perdita». Il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin abbraccia la moglie dell'oncologo e la figlia Laura e ricorda «il suo predecessore» al dicastero come «un grande uomo, uno scienziato straordinario e uno straordinario ministro della Salute. È una persona con cui mi sono molto confrontata, una persona di una grandissima umanità e venire qui per me era naturale per rendergli omaggio e per tutte le cose che lui ha cominciato e che dobbiamo portare avanti».

Don Mazzi, controcorrente, ricorda una frase che veronesi gli ripeteva spesso: «Questa frase non piace a molti preti - spiega - ma lui diceva che la fede nasce laddove finisce la religione. Credo che quest'uomo di fede ne avesse tantissima, alla sua maniera. Appunto perché aveva poca religione. Lo reputo molto amico anche in questo. Molto diverso ma molto vicino».

Giuseppe Sala parla da sindaco e da ex paziente: «Ho visto Milano, la Milano sobria, che soffre con dignità, silenziosa. È proprio la rappresentazione della nostra città». Veronesi «è sempre stato molto amato - ha ricordato Sala - Di lui ho sempre ammirato la capacità di esprimere un'opinione anche originale, ma sempre pensata, coraggiosa. Io sapevo che Umberto stava male, immagino le difficoltà, ma tre o quattro giorni prima di morire ancora faceva interviste ed era in grado di lanciare messaggi. Per tutta la vita non ha mai rinunciato a svolgere una funzione di guida coraggiosa».

Oggi Milano sarà nuovamente attorno alla famiglia Veronesi per i funerali. La cerimonia di commemorazione civile è fissata per le 11 a Palazzo Marino. Dopo un omaggio musicale eseguito al pianoforte da Alberto Veronesi, figlio dello scienziato, interverranno il sindaco Sala, Paolo Veronesi, Emma Bonino, Pier Giuseppe Pelicci (Ieo) e le nipoti dell'oncologo Elena e Gaia. Per permettere a tutti di seguire la celebrazione sono previsti anche due maxi-schermi, uno all'interno del cortile di Palazzo Marino e l'altro su piazza della Scala.

MaS

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