Otto indagati per il blitz di CasaPound

Chiuso il fascicolo per cinque militanti, ma anche per tre antifascisti

Otto indagati per il blitz di CasaPound

Si sono concluse le indagini preliminari nei confronti di otto persone (cinque militanti appartenenti all'estrema destra e tre ai movimenti antifascisti milanesi) coinvolte nei disordini avvenuti lo scorso 29 giugno 2017 in Piazza della Scala (nella foto).

Le tensioni dopo il blitz organizzato da CasaPound nell'aula di Palazzo Marino per chiedere, durante lo svolgimento del consiglio comunale e dalle tribune del pubblico, le dimissioni del sindaco Giuseppe Sala proprio in quei giorni indagato per appalti Expo. Le scintille all'uscita dei militanti di destra accompagnati dagli agenti della polizia perché contemporaneamente all'esterno si stava svolgendo una manifestazione organizzata dalla rete «Nessuna persona è illegale» per rivendicare il diritto al domicilio e alla residenza dei migranti e dei senza fissa dimora nel comune di Milano.

Immediata la loro reazione appena visti gli striscioni di CasaPound, tanto che uno dei colpiti dall'avviso di garanzia è Riccardo Germani, 55 anni, dirigente sindacale della Usb, medicato la sera stessa in pronto soccorso.

In particolare, si legge nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari condotte dal pubblico ministero Enrico Pavone del tribunale di Milano, due indagati di estrema destra di 26 e 32 anni hanno aggredito «con calci e pugni» un attivista della rete «Nessuna persona è illegale», colpendo in volto sia l'anziano che un sodale giunto a difesa del ferito.

Gli altri tre indagati di CasaPound hanno 19, 21 e 22 anni.

Germani e un ventiquattrenne sono invece indagati «per aver portato in una riunione pubblica un bastone, strumento non considerato espressamente come arma», si legge nell'avviso di conclusione delle indagini e un venticinquenne «perché gettava un bastone», nonostante la lesione personale «non giungeva a compimento perché l'oggetto non colpiva alcun bersaglio».

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