Cronaca locale

Padre e figlio uccisero vicino che li esasperava Dimezzata la condanna

Pena ridotta in appello da 30 a 15 anni per il delitto nel condominio del Lorenteggio

Padre e figlio uccisero vicino che li esasperava Dimezzata la condanna

Condanna pesante, ma dimezzata rispetto al primo grado, per Gaetano e Mattia Teofilo, accusati di aver ucciso insieme il vicino di casa 48enne Stefano Epis. L'omicidio è del 13 marzo 2015, allora padre e figlio avevano 46 e 18 anni. In primo grado con il rito abbreviato erano stati entrambi condannati a 30 anni di carcere. Ieri la Corte d'assise d'appello, con presidente Sergio Silocchi, ha ridotto la pena a 15 anni per Gaetano e 14 per Mattia. I giudici hanno infatti escluso l'aggravante dei «futili motivi», come aveva chiesto il sostituto pg Nunzia Ciaravolo (aveva però invocato condanne a 18 e 16 anni).

Il delitto di via Gonin, al Lorenteggio, è stato l'epilogo drammatico delle continue liti tra condomini. Al piano di sopra, la famiglia Teofilo, con il padre magazziniere, la madre, quattro figli dai tre ai 18 anni e due cani. Sotto di loro, Epis, che si lamentava sempre per il rumore. Senza un lavoro fisso, aveva precedenti penali per furto e rapina e problemi di droga. Era stato in prigione e in comunità ed era in cura al Sert. Era stato più volte denunciato dai vicini, non solo dai Teofilo, per i suoi comportamenti violenti. Pochi giorni prima dell'omicidio aveva minacciato con un bastone il figlio di tre anni di Gaetano. All'alba del 13 marzo l'ennesimo insulto gridato verso l'appartamento della famiglia numerosa. Gaetano perde la testa, scende di un piano, suona alla porta. «Che c... vuoi, Filomena?...», gli chiede sarcastico il condomino. Epis a quel punto viene colpito con un martello e a coltellate, poi soffocato con un cuscino. Per la Procura (e per i giudici) con Gateano c'era Mattia, che partecipa attivamente all'omicidio. Per la difesa, e per quello che diranno padre e figlio, il ragazzo stava dormendo. L'avvocato Robert Ranieli aveva infatti chiesto l'assoluzione «per non aver commesso il fatto» per Mattia, che si è diplomato all'istituto tecnico e a Opera si è iscritto alla Bocconi.

Sia Gaetano sia Mattia, entrambi incensurati, hanno confessato pochi giorni dopo alla polizia. I pm Letizia Mocciaro e Alberto Nobili li accuseranno di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Poi il giovane ritratterà, dicendo di essere innocente, e anche il padre cercherà di scagionarlo. Mattia, molto legato al genitore, ha provato a spiegare in aula il motivo del proprio comportamento: «All'inizio volevo stare vicino a mio padre, perché era un momento brutto. Ho pensato che accusandomi avrei alleviato la sua responsabilità. Che gli avrei evitato l'ergastolo».

Chiusi nella gabbia degli imputati, padre e figlio si sono più volte commossi. Gaetano a consolare il ragazzo con un braccio intorno alle spalle. La parte civile, presente in primo grado, non lo era al processo d'appello. Dopo il verdetto l'avvocato Ranieli ha spiegato: «Capisco i giudici che non hanno avuto il coraggio di assolvere Mattia di fronte alla sua confessione, anche se per noi andava assolto. L'esclusione dei futili motivi significa che i giudici hanno riconosciuto la situazione di esasperazione dei miei assistiti e hanno avuto compassione di loro».

Secondo il legale, il non coinvolgimento di Mattia nel sanguinoso delitto sarebbe provato anche dal fatto che la sua versione dei fatti, messa a verbale, fosse priva di dettagli e in certi aspetti persino in contrasto con il racconto di Gaetano.

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