Padri gay, il sindaco rischia sanzioni

Forte avverte: «Lasci decidere il Consiglio o lo denunceremo in Procura»

La maggioranza che sostiene il sindaco Beppe Sala si è spaccata lunedì scorso in consiglio sul tema della trascrizione degli atti di nascita dei bambini figli di due padri. Una recente sentenza del Tribunale di Milano ha obbligato gli ufficiali di Stato Civile di Palazzo Marino a rettificare l'atto di nascita di una bimba figlia di una coppia gay e indicare entrambi i padri come genitori della piccola. Il sindaco si era detto «d'accordo in linea di principio, la decisione del tribunale rafforza l'idea. Al di là della trascrizione, che siamo obbligati a fare, la presa di posizione politica deve nascere da una riflessione in giunta, dove le sensibilità sono diverse ma se ne discuterà». Ma Enrico Marcora, esponente cattolico della lista civica del sindaco «Noi Milano» lunedì ha contestato in aula: «Questa sentenza porta ad una deriva inaccettabile perchè si legittima la pratica dell'utero in affitto che in Italia è illegale. Da cattolico impegnato in politica mi dissocio radicalmente dalla posizione del mio sindaco, perchè le persone in privato possono fare ciò che vogliono ma non possono comprare bambini, affittare uteri e dichiararsi madri e padri di figli non loro». E secondo Marcora «della questione non si deve discutere in giunta ma in consiglio comunale o in una apposita commissione». Dello stesso parere i suoi colleghi di lista, Elisabetta Strada e Marco Fumagalli, e la consigliera del Partito democratico, Roberta Osculati, che hanno firmato tutti una richiesta per istituire una apposita commissione consiliare sul tema. Il documento è stato firmato anche da Forza Italia e da Matteo Forte di Milano Popolare. A margine del consiglio il sindaco ha chiarito che spetta alla giunta «dare un indirizzo politico, non si è mai visto che il consiglio discuta di questioni prima della giunta, mi sembra un ribaltamento della situazione. Venerdì ne discuteremo in giunta e poi, su un tema così sensibile, verrà coinvolta l'aula». Parole che ieri Matteo Forte ha definito «gravissime. Quando Sala dice che "deve essere la giunta a dare un indirizzo politico, non si è mai visto che il Consiglio comunale discuta di questioni prima" o non conosce la legge o mente per giustificare un atto che a sua volta è penalmente rilevante. Infatti l'art. 12, comma 6, legge 19 febbraio 2004, n. 40 febbraio 2004, n.

40, prevede la sanzione penale della reclusione da tre mesi a due anni e la multa da 600mila euro a un milione nei confronti di "chiunque, in qualsiasi forma, realizza organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità". É bene che Sala non metta i consiglieri di fronte al fatto compiuto, costringendo qualcuno di noi a rivolgersi alla Procura per aver dato pubblicità ad un reato previsto dal nostro ordinamento».

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