Palazzina Liberty, ecco lo scempio ABBANDONO Nella struttura concerti e letture. Ma il Comune perché non interviene?

Palazzina Liberty, ecco lo scempio ABBANDONO Nella struttura concerti e letture. Ma il Comune perché non interviene?

Sono passati trent'anni dalla madre di tutte le occupazioni. Non ce ne fu più una così plateale, in tutti i sensi. Dario Fo e Franca Rame si presero la Palazzina Liberty di corso XXII Marzo per sei anni con un'occupazione-show. Migliaia di persone nella primavera del 1974 si radunarono sul prato per assistere alla rappresentazione del «Mistero Buffo» allestita su un palco improvvisato, e in un giorno vennero raccolte dodicimila firme. Il Comune che si opponeva al blitz finì per concedere il «gioiello» progettato nel 1908 dall'architetto Alberto Migliorini come sede della loro compagnia teatrale fino al 1980. La palazzina, che aveva funzionato come bar-ristoro dell'antico ortomercato prima che si trasferisse nel 1965 in via Lombroso (dove si trova tuttora), per anni fu abbandonata al degrado. Per questo motivo il quartiere sostenne la mossa della coppia Fo-Rame per far rivivere lo spazio. Anche per questo pezzo particolare nella sua storia, oggi i giardini di largo Marinai d'Italia vengono spesso attraversati dai turisti. E soprattutto perchè la palazzina era e rimane un bell'esempio di architettura di inizio Novecento. «Frutto di un attento studio fra i pieni e i vuoti valorizzati dall'ampia vetrata - come viene raccontato sul sito del Comune di Milano -, la Palazzina si distingue per la facciata art nouveau e i motivi decorativi delle piastrelle in ceramica». Ora, se i visitatori prendessero alla lettera la descrizione, potrebbero porsi qualche domanda sui motivi decorativi. La facciata esterna sui quattro lati e persino i pavimenti sono completamente ricoperti di graffiti. In questo caso non si può nemmeno aprire il dibattito tra disegni artistici o tag, quella distinzione che piace sempre tenere alta all'amministratori di centrosinistra. I muri sono coperti da centinaia di scarabocchi, disegni, slogan, firme nere, rosse, verdi. Di forte impatto. Di recente qualche assessore ha ammesso che laddove le scritte vengono immediatamente ricoperte con vernice dello stesso colore - i test su alcuni tunnel fanno scuole -, i vandali si sono stufati e hanno cambiato indirizzo. A vedere la quantità di scempio a cui si è arrivati per la palazzina Liberty, evidentemente il Comune non interviene da tempo. Immagina di muoversi almeno in vista di Expo 2015? La vernice copre anche i wc pubblici e campo di bocce. Dopo quella famosa occupazione e l'utilizzo per le prove teatrali, nel 1980 iniziò da parte dell'allora amministrazione il restauro della palazzina, che fu restituita ai milanesi nel 1992. Non è storia troppo vecchia, la «manutenzione», se è costante, non pretende degli sforzi economici esorbitanti. Oggi la palazzina è sede stabile della Civica Orchestra di Fiati e della Casa della Poesia, ospita periodicamente concerti, incontri, conferenze, rassegne di tanto argentino, concerti, sfilate di moda, spettacoli teatrali e manifestazioni culturali di vario genere.

Non è un edificio abbandonato, viene frequentato dai milanesi che saranno scoraggiati di fronte allo scempio. Come se Palazzo Reale restasse imbrattato per mesi. Il Comune abbia un sussulto e restituisca alla palazzina un aspetto dignitoso. Senza aspettare le iniziative provvidenziali delle associazioni anti-graffiti.

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