La pallanuoto rimane cadetta Mancano impianti e fondi

Il Cus-Geas in serie B per il 24esimo anno di fila. La A resta un miraggio. «Serve una nuova piscina dedicata»

Luca Talotta

Fare pallanuoto in una città come Milano. Difficile, difficilissimo. Eppure c'è chi, in qualche modo, ci riesce. Come il Cus-Geas Milano, che con la sua Serie B maschile ogni settimana si getta in acqua a suon di gol, espulsioni, vittorie e sconfitte: «Ci vuole molta passione e molta inventiva, perché Milano è una città che ha tanto ma anche poco le parole del presidente del club Giampaolo Colombo l'impiantistica sportiva a Milano, oltretutto, è veramente scadente. E quando uso questo termine sono fin troppo buono».

Il discorso legato all'impiantistica ha anche un'aggravante di non poco conto: «Qualsiasi altro sport ha meno problemi della pallanuoto, perché una piscina è una cosa decisamente particolare - prosegue Colombo - oltretutto in città esistono solo due impianti. La piscina al Centro Sportivo Saini e la Samuele in via Mecenate. E lì vengono concentrate tutte le attività. Senza dimenticare che la pallanuoto è in coda al nuoto e quindi mi trovo spesso in difficoltà. Perché cominciamo gli allenamenti alle 20 di sera e se per un ragazzo di 19 anni è un orario accettabile, per una ragazzina diventa difficile. E noi ogni anno dobbiamo inventarci qualcosa per fare attività e avere nuove leve».

Il Cus-Geas Milano ha vita relativamente giovane nella sua veste con tale denominazione. Nell'estate del 2012, al termine dei regolari campionati, i presidenti Gianpaolo Colombo del Cus Milano ed Enrico Battioli della sezione pallanuoto della Geas si incontrarono per una riflessione sull'andamento della stagione nelle diverse categorie e più ampiamente per il livello numerico, tecnico, tattico e di appeal della pallanuoto a Milano. Nacque così il Cus-Geas Milano, una realtà che oltre alla pallanuoto comprende anche tuffi, nuoto e syncro: «Nella pallanuoto siamo presenti un po' in tutte le categorie precisa ancora Colombo dall'Acquagol all'Under 13, Under 15, Under 17, Under 20 e prima squadra maschile e femminile. Quello che inizierà sarà il nostro 24esimo anno di fila nella Serie B nazionale maschile. Un record per l'Italia. Vero, non siamo mai saliti e una volta siamo arrivati primi per poi perdere i playoff. Ma in ogni caso noi usiamo solo ragazzi usciti dal nostro settore giovanile. E questo vuol dire che la trafila tecnica funziona». Quali sono, ad oggi, i numeri del Cus-Geas Milano? «Contiamo su circa 350 atleti. Una bella realtà diretta da un gruppo di volontari che si allena al Saini e alla Samuele per disputare le proprie gare, poi, al Saini».

E il Comune di Milano? «Paghiamo un affitto direi per nulla a buon mercato. Noi dialoghiamo sempre con Milanosport, che è il gestore dell'impianto. Ma diciamo che la municipalità potrebbe venirci molto incontro se fossero più duttili. La cosa sarebbe positiva per tutti quanti. E non parlo solo di soldi, sia chiaro. Spesso quando si parla con i funzionari per qualsiasi cosa mettono i bastoni tra le ruote. Cosa che ci costringe sempre a correre». Per fortuna che alle spalle c'è una struttura come quella del CUS: «È la più grande realtà sportiva di Milano e questo ci permette un po' di solidità a livello di gestione. Dall'Idroscalo alla Pro Patria, ha una serie di strutture invidiabili. E questo è di estremo aiuto anche per un movimento come il nostro».

Ma come si potrebbe dare maggiore visibilità alla pallanuoto? «A Milano dovrebbe esserci almeno un altro impianto - conclude Colombo - dedicato esclusivamente all'acqua. Una vera piscina olimpica. E questo è il massimo della visibilità alla quale possiamo ambire. Fermo restando che ci servirebbe anche l'appoggio dei media che finora non abbiamo mai avuto».

(6. Continua)

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