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Il panettiere che pilota droni e costruisce stilo per hobby

Ha un negozio a Chinatown e la passione per i robot volanti Così riesce ad ammirare Milano da dove nessuno la può vedere

Antonio Bozzo«La mia passione per il modellismo, diventata un'attività a cui dedico molte ore del mio tempo, mi fece addirittura arrestare dai carabinieri. Ero un ragazzo quando feci partire un piccolo missile da un prato di Erba. Missile non esplosivo, tutto fatto da me: volava benissimo. Come volano benissimo, oggi, i miei droni».Al 72enne Gianni Bernardinello, conosciuto come Berni, brillano gli occhi quando parla delle sue imprese. Siamo seduti nel panificio, bar, pasticceria e altro (si mangiano lasagne, verdure grigliate, arrosti, orecchiette; si bevono buoni vini e birre artigianali), all'angolo tra via Lomazzo e Paolo Sarpi. La famiglia di Berni lo gestisce da molti anni. «È bottega storica dal 1956, ma già sotto il fascismo qui si faceva pane. Questo di oggi è il restyling del 2010. Lo dico con orgoglio: siamo stati tra i primi, con Pattini, ad aprire un panificio innovativo. Teniamo alta la bandiera: tutto quel che si mangia qui lo facciamo noi, dalla michetta alle pizze alle torte».Mister Berni è un'autorità del quartiere che tutti chiamano Chinatown («Ma ci sono più cinesi alla Comasina, però è vero che oltre l'80% del commercio in questa zona è cinese»). Nulla si muove intorno al chilometro e rotti di via Paolo Sarpi, anche nelle laterali meno battute, che Berni non sappia. «Amo il quartiere, vorrei tornasse a essere una calamita commerciale come è sempre stato. Con i cinesi ho un ottimo rapporto: sono l'etnia meno problematica di Milano. Lavorano molto, delinquono poco. Invece di emarginarli, sarebbe meglio avanzare nel processo di integrazione. Le porte a Chinatown? Una scemenza folcloristica: in un mondo che non dovrebbe avere frontiere, le barriere e i ghetti li dobbiamo creare vicino al centro di Milano?». Lunedì si festeggia il Capodanno cinese e le lanterne rosse dondolano su via Paolo Sarpi, che non ha ancora spento gli addobbi natalizi. «Qui la festa dura più che altrove», commenta Berni, felice di ogni occasione che porti gente nel quartiere. Spirito da commerciante, si dirà: ma Berni crede anche nello scambio di impressioni, nelle passeggiate, nella curiosità non venale dei milanesi. «Mi piacerebbe veder sparire le brutte aiuole sulla via. Meglio alberi e panchine». Il quartiere e le sue migliorie sono solo un aspetto dell'inventivo signore. Da qualche anno ha capito che i droni hanno fantastiche applicazioni. E per lui, che è stato gioielliere e filatore di lane biellesi (e non ha intenzione di andare in pensione), mettersi a trafficare con i moderni trabiccoli usati anche in guerra, occhi volanti sopra le nostre miserie e i nostri tesori, si è rivelato gioco da ragazzi. «Sì, mi sono detto: giochiamo con i droni. E con altre cinque persone ora siamo ospitati a Sesto San Giovanni, da Alkema di Fabio Terragni. Stiamo lavorando per l'Enel. I nostri droni monitorano le cabine elettriche primarie della società, per valutare le perdite termiche e altro. E siamo in gara per Anas e Vodafone, per monitorare strade e antenne telefoniche».Berni sa bene che i droni sono occhi che ci possono far vedere, da punti insoliti, le bellezze che abbiamo sotto il naso. «Che meraviglia l'Arco della Pace dall'alto o di lato. Che spettacolo chiese, piazze e grattacieli. I droni permettono di raccontare il territorio in modo sorprendente, speriamo che le amministrazioni se ne accorgano». Bernardinello non ha molta fiducia nella politica che ci amministra. «Dovrebbe aiutarci a risolvere i problemi di convivenza, invece è diventata una maestà che ordina e alla quale dobbiamo uniformarci».

Le lamentele finiscono qui: si capisce che Berni confida sul fare meneghino, sul rimboccarsi le maniche oggi tanto strombazzato ma poco praticato. Lui, nl tempo libero costruisce bellissime penne in resina marmorizzata. Stilografiche e biro. «Molti mi chiedono di venderle, ma è solo un hobby».

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