Chiara Campo
Neanche un settimana fa Beppe Sala in diretta su La7 spiegava calmo che «non si deve buttare la campagna sulla politica, ora si deve vedere come stiamo lavorando. Fino al 14 maggio voglio esaurire questo passaggio e dare il mio timbro alla campagna, poi venga pure Matteo Renzi». Era mercoledì scorso. In mezzo c'è stato il patto tra Corrado Passera e Stefano Parisi che ha rafforzato al centro la candidatura del manager di centrodestra. Una mossa che ha mandato nel panico mr Expo e il suo entourage. Già sono partite le operazioni per una quinta lista di area cattolica a sostegno del candidato, per convincere gli indecisi moderati. E da ieri mattina il Pd è al lavoro per organizzare un'uscita di Sala a fianco di Renzi, che domani sarà a Milano nel tardo pomeriggio o sera. Il premier è atteso al Salone del Mobile, un programma che intende rispettare anche se i tempio dell'appuntamento sono legati al rientro in Italia dalla missione in Iran. Renzi lo ha confermato ieri uscendo dall'aula della Camera («ci vediamo mercoledì al Salone a Milano»). Se riuscirà a visitare l'esposizione di design a Rho potrebbe poi trasferirsi in città per un evento del Fuorisalone, il Pd studia la situazione ideale per incastrare un'uscita in pubblico della coppia Renzi-Sala. Il manager (a meno di sorprese) diserterà la cena fissata da tempo nella City a Londra coi banchieri, organizzata dall'amico e finanziatore del premier, Davide Serra. Anche il sindaco Giuliano Pisapia oggi ricomparirà al fianco di Sala.
In versione «compagno Beppe» ieri a «Un giorno da pecora» su Radio 2 il candidato del centrosinistra ha cantato «Bandiera rossa», ha confessato di «aver fumato una canna» quando era studente al liceo scientifico di Desio, ma tra battute e promesse di un ruolo per l'ex capitano del Milan Demetrio Albertini (già Ambasciatore Expo) in caso di vittoria, ha ammesso che in caso di sconfitta potrebbe non rimanere in Consiglio, «non lo so, se inizio a pensare anche a questo è troppo». Con buona pace del capolista Pd Pierfrancesco Majorino e soci che hanno passato anni a criticare le dimissioni dall'aula di Letizia Moratti dopo poche sedute.
A Sala viene chiesto di trovare un difetto a Renzi e risponde che dovrebbe «allargasse la sua squadra coinvolgendo anche persone che arrivano dal mondo non romano e non toscano», magari proprio dei milanesi. A chi gli chiede se sarebbe pronto a fare il ministro per lo Sviluppo economico ribatte «in teoria sì, ma se non fossi eletto non andrei a cercare un ministero. Della sua gioventù ha raccontato di essere andato alle manifestazioni ma di non essersi «mai menato».
Ai tempi, «fine anni Settanta, o si era di destra o di sinistra: io ero di sinistra». Ma non indossava l'eskimo. Oggi le sue spese maggiori sono per «ristoranti, hotel, viaggi», il più bello in Namibia e Botswana. Se dovesse vincere, farà una camminata lungo la via Francigena.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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