Parcheggio in San Babila Le ruspe si sono fermate

Da ieri lavori sospesi fino all'udienza che deciderà sulle anomalie del progetto. L'incognita dei conti

Mimmo di Marzio

Da ieri mattina un silenzio surreale ha accolto il risveglio dei residenti di San Babila, da tre mesi assordati dalle ruspe di «Expo Borgogna Parking». Un decreto firmato dal presidente del Consiglio di Stato ha infatti disposto l'immediata sospensione del cantiere dell'autosilo sotterraneo, come effetto dell'ordinanza che ha accolto il ricorso della società Bryan&Barry. Per tacitare le trivelle c'è voluta una diffida nei confronti del Comune di Milano e dell'impresa lavori che - malgrado la decisione della magistratura risalga a oltre una settimana fa - anziché sospendere ha accelerato le opere di scavo in via Borgogna. Orecchie da mercante aveva fatto anche Palazzo Marino, dichiarando inizialmente «ambigua» l'ordinanza del Consiglio di Stato che aveva invece riconosciuto «la fondatezza del ricorso» verso un progetto che presentava numerose anomalie. Nel decreto che ribadisce l'ordinanza cautelare, il Consiglio di Stato fissa un'udienza in data 12 maggio per le motivazioni. Prima di allora, il 29 aprile, la Sezione Civile del Tribunale di Milano discuterà il ricorso in provvedimento d'urgenza per tutte le questioni relative alla sicurezza del cantiere e del progetto stesso per i fabbricati. Tra queste, il problema relativo alla non adeguata distanza degli scavi ai cavedi degli stabili, di proprietà privata e non pubblica, come il Comune stesso pare ignorasse. E Palazzo Marino? «Dopo le dichiarazioni scaricabarile nei confronti dell'ex sindaco Albertini - dicono i legali dei commercianti - la giunta è passata ad un'inquietante strenua difesa di un progetto anacronistico e lesivo per il centro storico: un atteggiamento culminato nella proposta di concessione alla società Bryan&Barry di suolo pubblico adibito a dehor come contropartita per una transazione».

Incredibile ma vero. La giunta Pisapia, anziché preoccuparsi di tutelare gli interessi dei cittadini, mercanteggia pezzi di città pur di salvaguardare quella che è a tutti gli effetti una mera speculazione privata. «L'eredità che stanno lasciando al futuro sindaco è una vera e propria spada di Damocle - sottolinea l'avvocato Paolo Bertacco - anche perché il piano economico-finanziario del progetto poggia su fondamenta di sabbia: come dimostrano gli attuali parametri di mercato nell'area, il prezzo dei box privati supera a stento la metà del valore indicato nel piano asseverato da... Banca Etruria: i prezzi per i posti auto in zona si aggirano oggi sui 50mila euro e non 110.000 come hanno scritto». Sono altissime quindi le possibilità che quei lavori - qualora dovessero riprendere per decisione del giudice - non giungano mai al termine.

Ma c'è un punto ancora più inquietante: «Il Comune non sarà mai in grado di rientrare dal crac perché mancano fidejussioni bancarie e le uniche garanzie sono di una società assicurativa di Gibilterra, un Paese black list. Cioè carta straccia».

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