Sabrina Cottone
Bruno Dapei, liberale di Forza Italia, ex presidente del consiglio provinciale, direttore dell'Osservatore metropolitano, capo staff di Stefano Parisi nella campagna elettorale in cui il centrodestra ha sfiorato la vittoria, adesso fa parte del gruppo ristretto dei consiglieri politici.
Ci racconta in che cosa consiste il progetto Parisi?
«È un progetto di rigenerazione del centrodestra e della politica italiana di cui mai come in questo momento c'è bisogno».
E come si rigenera il centrodestra?
«Si tratta di riscoprire e attualizzare i grandi principi e i valori di questa parte politica che negli ultimi anni hanno perso mordente».
Tre caratteristiche del Parisi che ha conosciuto.
«Liberale, popolare, legato ai valori della famiglia e della tradizione moderata italiana. E poi attento a riscoprire le regole del buongoverno. Non dimentichiamo: riformatore».
Quali riforme?
«È per le riforme vere, attraverso un'Assemblea costituente. Il dibattito sul referendum è tempo perso».
Non è un tentativo di ripercorrere strade del passato?
«Il liberalismo popolare ha perso mordente non perché non fosse efficace, ma perché la classe dirigente del centrodestra ha smarrito la strada giusta per realizzarlo».
Che cosa non ha funzionato secondo lei nella classe dirigente del centrodestra?
«Divisioni, egoismi, miopie. Fino all'arrivo di Parisi stavano facendo attorcigliare i politici su se stessi. Lui ha ricordato a tutti noi che le nostre sono le idee giuste e che noi dobbiamo rifocalizzarci su queste e farle conoscere, per una politica che piace alla gente».
Che cosa accadrà alla convention del 16 e 17 settembre così avvolta dal mistero?
«A Milano sarà un primo appuntamento in cui far respirare quest'aria nuova, aperto a tutti: i militanti, gli eletti di ieri ma anche tanta gente nuova disponibile a coinvolgersi in un nuovo progetto».
Nascerà una forza politica nuova?
«Non vedo quel giorno come un momento fondativo di un nuovo soggetto politico, non mi sembra che Parisi abbia in mente questo, ma è una tappa importante di un percorso che deve portare ad attrezzare meglio la nostra parte politica nel confronto prima culturale e poi politico ed elettorale».
Vi aspettate più presenze o più defezioni tra i politici?
«È un appuntamento che non passa inosservato sia nel centrodestra che a sinistra. Forse da parte di qualcuno ci sarà la scelta tattica di esserci o meno. Sono convinto che comunque ci sarà una grande partecipazione del popolo di centrodestra».
I rapporti non sembrano molto distesi nemmeno con la Lega.
«Sì, Matteo Salvini non ha manifestato finora grande entusiasmo per il progetto di Parisi, ma anche questo credo che sia nella tattica e nella fisiologia di un certo modo di fare politica. Credo che Parisi possa essere utile anche alla Lega nel riappropriarsi di temi che ne hanno fatto la fortuna politica».
Vuol dare un consiglio ai leghisti?
«Partire dal federalismo, ultimamente un po' dimenticato...».
Parisi non è stato invitato alla Festa dell'Unità. Lui non ha replicato. Lei che ne dice?
«La motivazione addotta da Bussolati, cioè che il suo progetto non riguarda Milano, mi ha amareggiato per la visione romantica che ho della politica. Il Pd dimentica che Stefano rappresenta in consiglio comunale la metà degli elettori milanesi. È più rappresentativo di Milano Parisi votato da oltre il 48 per cento dei cittadini o Bussolati che ha solo incarichi di partito?».
Da
romantico che cosa propone?«Auguro a Milano che si superino questa miopia e questi settarismi e che si apra una fase nuova nei rapporti in città, che torni il fair play che c'era stato tra Parisi e Sala in campagna elettorale».
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