Sabrina Cottone
Filippo Penati, a lungo uomo forte del Pd milanese, dopo anni di ostracismo e una controversa vicenda giudiziaria finita senza condanne, è stato invitato alla Festa dell'Unità. Ha fatto pace col partito?
«Ho ricevuto una cortesissima telefonata di Guerini: l'ho considerato un gesto importante. Sono stato invitato a parlare della città metropolitana, tema che mi è caro da quando ero presidente della Provincia. Ho accettato con piacere».
Ha intenzione di riscriversi al Pd?
«Sono stato cancellato dall'anagrafe iscritti nell'ottobre 2011 con atto unilaterale. Dopo l'assoluzione con formula piena, mi sarei aspettato un reintegro d'ufficio o almeno che annullassero la sospensione. Il gesto ha un'importanza politica. Poi deciderò io se mi voglio riscrivere e loro se mi vogliono accettare».
Consigli all'attuale Pd milanese?
«C'è un deficit di visibilità. Il Pd mi sembra scomparso. Sono convinto che Sala sarà un bravo sindaco, ma c'è bisogno di rafforzare la proposta politica».
Che cosa manca?
«Manca una visione. Mi sembra ci sia una sorta di conservazione che si accontenta dello scarto generazionale, del fatto che ci sono persone giovani a governare, ma non basta. Mancano una proposta e una visione politica della città».
Accuse pesanti per il Pd.
«Non mi taglio la lingua perché mi hanno invitato. Milano ha sempre creato innovazione politica e ora il partito è a un livello di conformismo molto alto».
In che cosa si manifesta questo conformismo?
«Non condivido la scelta di non invitare Parisi. Sa un po' di spocchia. Sarebbe stato interessante confrontarsi con il suo progetto di ricostruzione del centrodestra, tenendo conto che le innovazioni sono nate sempre a Milano e la Festa è il luogo del confronto».
Il conformismo è colpa di Renzi?
«C'è un partito conformista. Il segretario ha una responsabilità, ma serve un'elaborazione di idee che non deve sempre passare da segretario di turno».
Vuole tornare in politica?
«Non torno in politica perché non ne ho più voglia».
Nemmeno nella sua città, a Sesto?
«Ricevo molte sollecitazioni per candidarmi a Sesto, dove si vota l'anno prossimo, e credo che dopo Torino, anche qui, se non ci sarà una ripresa di contatto con la realtà, si rischia di fare la fine di Fassino. E la sindaco di Sesto non è altrettanto ben vista. Quando l'hanno scelta non hanno fatto le primarie, forse perché altrimenti mi sarei candidato».
Che fa adesso nella vita Penati?
«Sto facendo l'insegnante. È l'ultimo anno e andrò in pensione l'anno prossimo. Ho scontato quattro anni di più per la Fornero. Insegno italiano ai ragazzi di una comunità alloggio dei Fratelli di San Francesco. Mi ha molto aiutato a ridare un senso alla vita nei momenti difficili. E poi sono diventato nonno di un bellissimo nipotino».
Vorrebbe farci credere che si è ritirato a vita privata?
«La politica rimane una passione. Mai dire mai, ma si può fare politica in molti modi, non c'è bisogno di una carica».
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