Passaparola e shopping mirato Ecco i blitz per salvare i negozi

Passaparola e shopping mirato Ecco i blitz per salvare i negozi

L’appuntamento è per il 14 aprile. Sabato, ore 18 davanti al Pacino Cafè in Piazzale Bacone. Scatta da qui il primo «cash mob» italiano. La politica non c’entra niente. C’entrano tutti quelli che vogliono aiutare un negozio della zona in difficoltà. Uno di quegli esercizi commerciali strangolati dalla crisi che, nonostante la buona volontà, a fine mese si trova con i conti che non tornano.
Come funziona? Il passaparola corre veloce attraverso il sito internet, tra post su Facebook e cinguettii su Twitter. È lì che si può comunicare la propria adesione «al buio», ovvero senza sapere quale sarà il negozio prescelto che invece «sa». Il nome ai partecipanti viene svelato infatti solo al momento dell’incontro in piazzale Bacone. Ed è da lì che tutti partono con un obiettivo: acquistare qualcosa per almeno 10 euro. Fatto. Cash mob è un’azione di acquisto di massa. «Un’idea socialmente utile», descrive il suo ideatore milanese Luca Valzania, 37 anni, romano ma ormai milanese di adozione, professionista di internet che ha voluto rilanciare anche in Italia, partendo da Milano appunto, questa curiosa forma di aiuto alla vendita al dettagliato già sperimentata in America. Il cash mob si concluderà «a tarallucci e vino» alla milanese, e cioè con l’aperitivo allo Stardust in Piazza Bernini 3 (zona metro Piola). E anche questa scelta non è casuale. «Piazza Bernini è un luogo rovinato da un progetto di parcheggio sotterraneo fermo da 5 anni - si legge sul sito -. Sgombrata l’edicola e tolta quasi ogni traccia di verde, attualmente è così». A seguire le foto.
L’idea lanciata solo da poco più di un mese ha raccolto diverse adesioni. Già coperte la zona 3 e 5 della città. Ma CashMobMilano cerca volontari per le altre sette zone così da poter essere attivi sull’intera città. Luca Valzania da esperto del settore ci ha messo 24 ore a aprire sito, blog e compagnia bella e lanciare questa missione sulla quale ovviamente nessuno ci guadagna nulla se non il fortunato commerciante. Sul quale resta il più stretto riserbo. «Era un sabato mattina e stavo facendo un giro in bicicletta nel mio quartiere in zona Città Studi - racconta Luca Valzania - Sono entrato in alcuni negozi. Ne avevo in mente due, tre possibili. Ma è bastato entrare nel primo... ho chiesto come andavano le cose e lì mi hanno confessato di essere in gran difficoltà tra la crisi e l'affitto raddoppiato. A quel punto la scelta è stata fatta».
Sul sito www.cashmobmilano.it - dove vengono raccolte anche le adesioni - descrive l’esercizio commerciale come «un luogo variegato dove vendono prodotti per tutti i gusti e per tutte le tasche e anche culturalmente attivo perché organizza eventi serali e corsi». Certo questa non è «la» soluzione alla crisi. Però almeno quel giorno rimpolperà un po’ le casse e probabilmente si farà anche nuovi clienti. «Se non la conoscete già - prosegue Valzania sul sito - scoprirete una realtà gestita da persone competenti e appassionate».
Insomma la filosofia che c’è dietro al progetto è tanto pratica quanto attuale. Una sorta di mutuo aiuto che in America ha dato risultati eccezionali. In qualche caso in un paio d’ore c’è stato un fatturato di diecimila dollari. Tanto che il cash mob a stelle e strisce è diventato ormai capillare. Non c’è paese che non abbia il suo gruppo. Anche in Italia potrebbe diventare un appuntamento mensile «che potrebbe interessare non solo gli esercizi commerciali ma anche teatri in difficoltà, ad esempio - fa notare Valzania - Non c’è limite alla fantasia». A chiedere aiuto possono infatti essere gli esercizi stessi. «Se dovesse prendere piede anche qui da noi dovremmo fare poi una selezione. In Italia tutti si lamentano e la crisi c’è».

Ancora da definire il ritorno che l’esercizio in questione dovrebbe in qualche modo rendere al quartiere. «Dipende un po’ da quanta gente parteciperà all’iniziativa. In questo primo caso saremmo probabilmente in pochi e dunque potrebbe essere uno sconto. Tanto per cominciare. Poi vedremo».

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