«Patto con la Procura non coi pm in pensione E la Boschi sia arbitro»

Replica di Parisi a Sala che arruola Colombo Sul ministro: «Si è scusata, ma fa campagna»

Chiara Campo

Si chiamerà «Alibabà 2». Il ritorno, vent'anni dopo, di quel patto tra Comune e Procura lanciato dall'ex sindaco Gabriele Albertini nel '97 per contrastare «i quaranta e più ladroni». Erano gli anni post Tangentopoli, c'era la massima attenzione sul rischio tangenti, dagli appalti sui cimiteri alle mense. Se l ricorda bene Stefano Parisi che oggi è candidato sindaco del centrodestra ma allora city manager a Palazzo Marino, che vennero a proporlo gli ex pm di Mani Pulite, da Gherardo Colombo a Francesco Saverio Borrelli. Venne istituito un gruppo di lavoro permanente, tre magistrati e tre alti funzionari comunali, al lavoro per prevenire episodi di corruzione e intervenire al minimo segnale. E «in tutti gli uffici, in ogni momento - ricorda Albertini - sapevano che poteva scattare senza prevviso un controllo dell'audit interno». Tutta la macchina comunale insomma «era in all'erta». E Parisi se sarà eletto vuole proporre questo rapporto diretto con il capo della Procura Francesco Greco, non solo per monitorare «non in emergenza, ma nella normalità» la struttura comunale e il sistema degli appalti, ma per avere un supporto sulla lotta alla microcriminalità che di «normalmente» è messa in secondo piano dalle forze dell'ordine, o per «chiedere interventi sul racket delle occupazioni abusive nelle case del Comune». Meglio, sottolinea non a caso il candidato del centrodestra, «avere un rapporto diretto e una collaborazione con la Procura in funzione, a mio parere, che con quella in pensione». Il riferimento è ovviamente all'annuncio di un Comitato per la legalità e la trasparenza fatto giorni fa dallo sfidante del Pd Beppe Sala. A capo di questo organismo ha chiamato Gherardo Colombo, l'ex pm oggi in pensione. Con «Alibabà», ricorda Parisi, Albertini che ha guidato la sua lista civica e avrà un ruolo in giunta in caso di vittoria al ballottaggio, «vennero investiti il triplo dei fondi mossi dalla giunta Pisapia in questi anni e non ci fu un solo avviso di garanzia». Questo gli fa dire che in questi anni «se Milano è migliorata molto si deve all'azione delle giunte di Albertini e di Letizia Moratti, che hanno fatti grandi cose. Pisapia è stato un pò pigro, non ha messo l'energia che la città merita».

Parisi ha rilanciato a Sala la proposta di un accordo per modificare il regolamento comunale e ridurre l'ostruzionismo in Consiglio (magari prima di domenica mi risponde) e ai milanesi il modello francese del «debat public». Invece di «fare referendum su ogni tema, dal trasloco di un mercato ai cantieri delle grandi opere apriremo per 2-3 mesi a seconda dei casi un dibattito con comitati, commercianti e altri enti interessati e raccoglieremo proposte, poi decideremo. Un sistema per evitare blocchi e ricorsi». Assicura invece che da sindaco affiderebbe all'opposizione la guida di Commissioni di controllo (ad esempio le Partecipate) ed è favorevole alla proposta lanciata dall'ex capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle Stefano Buffagni di affidare ai grillini («ma in generale all'opposizione» precisa Parisi) anche ruoli di revisori dei conti nelle Partecipate.

Infine un affondo sul ministro delle Riforma istituzionali Mariaelena Boschi che domenica ha parlato del rischio che entrino in Consiglio esponenti con tendenze naziste se vincerà Parisi. «Mi ha chiamato per scusarsi ma avvicinare la mia figura a Hitler mi sembra una mossa disperata - attacca il candidato -. La Boschi ha commesso gravi gaffe.

Intanto, i consiglieri sono già stati eletti e non c'è niente di quello che dice. Io per 3 mesi ho cercato di mantenere la campagna elettorale sul livello della civiltà. La Boschi dovrebbe stare più cauta e istituzionale, occuparsi di governo e riforme, e non delle campagne elettorali».

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