«Sotto minaccia costante». La vita in via Tracia, Rossella Campagnola la descrive così: «La situazione persiste dalla scorsa Amministrazione a causa di centri sociali e nomadi, per non parlare di Selinunte e via Aretusa dove si sono massacrati per il territorio». Questi sono solo alcuni problemi segnalati dai cittadini durante l'incontro dedicato alla sicurezza nel municipio 7. Uno dei problemi cui è stata richiamata più marcatamente l'attenzione dell'Amministrazione è proprio quello delle occupazioni nelle case popolari. «Non sottovalutate il problema perché dalle semplici abitazioni poi il degrado si espande a tutta la zona» ha sottolineato un altro residente di San Siro, una delle zone tanto problematiche che anche il parroco di zona aveva lanciato l'allarme sulla situazione del quartiere: negli anni, proprio quella parte di patrimonio residenziale pubblico è stata spesso usata per sistemare sia persone con disturbi mentali che delinquenti. Creando così un quartiere ghetto. E la tensione si capisce anche da come le persone presenti alla riunione in municipio abbiano letteralmente zittito Lorenzo Boati, capogruppo di zona del Pd che cercava di descrivere un municipio più tranquillo di come appariva dai racconti dei cittadini. E che non sia così tranquillo lo si capisce dalle zone che l'assessore alla sicurezza Carmela Rozza ha chiesto di «attenzionare» con pattuglie in borghese della Polizia locale e non solo una serie di punti «caldi» come San Siro, San Lorenzo, via Gola o via Imbonati. Ma non c'è stato spazio solo per questi temi: anche i rappresentanti dell'autogestione di via Saint Bon, 304 famiglie, hanno denunciato che alcuni esterni usano i parcheggi riservati ai residenti per organizzare rave party. «Siamo veramente stanchi - si è sfogata la loro portavoce - ci sono persino macchine che nessuno viene più a prendere, andare avanti così non è possibile: chiudete i cancelli, è un nostro diritto». Così come da Quarto Cagnino, Giuseppe Ferranti ha lamentato l'abbandono degli orti all'entrata del Parco delle Cave. «Il 5 maggio 2016 hanno bruciato tutto dei nostri orti con i capanni che ci eravamo costruiti quindici anni fa, ma dopo cinque mesi non sono venuti neanche a pulire, non dico a rimettere a posto, visto che li paghiamo, ma almeno a sistemare».
Insoddisfazione per la mancanza di iniziativa da parte delle istituzioni che è tornata più volte nei problemi esposti dai cittadini: in molti casi si tratta di questioni lunghe anni che la politica fino a oggi non è stata in grado di affrontare.MBon
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