«Se Roma non vuole le Olimpiadi, ce le prendiamo noi a Milano...». Beppe Sala è da Lucia Annunziata quando lancia l'esca che forse può far abboccare qualche appassionato, visto che appena si tratta di sport e fuochi d'artificio gli italiani sono sensibilissimi e i milanesi non sono da meno. A mister Expo luccica l'occhio mentre spara la battuta che rischia di alienargli una volta e per tutte ogni simpatia grillina. I 5Stelle a Roma hanno detto di tutto contro l'ipotesi di ospitare le Olimpiadi nella capitale, difficile pensare che in Lombardia i fan di Gianluca Corrado la pensino diversamente. Grandi eventi uguale sprechi enormi è l'equazione a cinque stelle, alla quale per altro non è sempre facile dare torto.
Ma che volete farci, i riflessi condizionati partono da soli e l'uomo che ha legato le proprie sorti da sindaco a Expo fa balenare altri rutilanti mesi per la città, magari proprio sulle aree che hanno ospitato l'Esposizione universale e che adesso sono in cerca di futuro e di identità. Stefano Parisi, pragmatico candidato del centrodestra, raggiunto dopo la trasmissione, taglia corto con quest'idea che luccica eppure non è una miniera d'oro. «È una boutade elettorale. Non si può fare. È una possibilità che non si può più recuperare. Roma ha presentato la propria candidatura anni fa, seguendo procedure e presentando documentazioni. Milano non è in corsa».
Insomma, nella campagna elettorale milanese irrompe l'impossibile, il sogno, l'utopia, l'illusione, la pazza idea di prendersi le Olimpiadi. Tema che divide tanto i romani e che è diventato il simbolo di una battaglia politica nazionale, importante e quasi vitale, visto che il partito del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella speranza di non perdere il Campidoglio, cerca di convincere i romani che votare Giachetti sia l'unico modo di salvare i Giochi olimpici e portare la capitale a fasti capaci di far dimenticare la monnezza. E c'è anche chi fa finta di prendere sul serio il pericolo di uno scippo proveniente da Nord. «Non facciamoci fregare le Olimpiadi dai milanesi. Avanti con Giachetti» scrive su twitter il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
Le scintille tra Roma e Milano non erano mancate, quando l'assessore regionale allo Sport, il canoista e campione olimpico Antonio Rossi, con piglio leghista aveva rivendicato per Milano la sede dei Giochi. Correva l'anno 2013 e tutto poteva accadere. Adesso, che siamo nel meriggio del 2016, il pensiero, l'idea, il progetto ha tutta l'aria di quel che è, promessa impossibile, più o meno felice battuta da campagna elettorale di un Sala in affanno che cerca di rialzare in qualche modo la testa
Boutade a parte, resta il tema serio se una metropoli possa essere amministrata solo evocando progetti eccezionali. L'Expo, voluta dalla giunta Moratti, ha dimostrato di essere stato un ponte di rilancio della città. Ma arriviamo anche da anni in cui a Milano sono mancate la capacità e la voglia di gestire le piccole cose di ogni giorno, le virtù da bravo amministratore di condominio di cui tanto andava fiero il sindaco Albertini.
Tappare le buche, evitare le voragini, ridare vivibilità alle aree verdi, tutelare la sicurezza, gestire l'immigrazione, inventare il dopo Expo. Ci sono così tante cose da fare che forse non c'è bisogno di inventarne altre, neanche per il gusto di una battuta.
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