«C'è da votare in alcune città importanti e decideremo se ricorrere alle primarie o no». Lo ha detto ieri il premier (e segretario del Pd) Matteo Renzi a Porta a porta . Anzi lo ha ripetuto, perché dopo gli schiaffoni in Liguria, a Venezia e nell'Arezzo della ministrissima Maria Elena Boschi dove chi le ha vinte è stato poi inaspettatamente battuto dai candidati del centrodestra, sono giorni che l'ex rottamatore va ripetendo ai suoi che «le primarie sono in crisi, dipendesse da me la loro stagione sarebbe finita».
Apriti cielo. Perché tra quelle «alcune città importanti», la più importante è proprio Milano. E la risposta di uno come l'assessore Pierfancesco Majorino che proprio su quelle punta per dar la scalata a Palazzo Marino, è piuttosto chiara. «Io dico a scanso di equivoci che a Milano non ci facciamo imporre da Roma il candidato - ha postato ieri su Facebook perché tutti vedessero bene - E lo scegliamo, tutti assieme, con le primarie. Ok? Ok». Parole perfettamente condivise da un alto dirigente del Pd milanese che ieri mattina, ancor prima dell'uscita di Renzi nel salotto di Bruno Vespa, si era lasciato scappare un più che eloquente (e altrettanto irriverente) «Renzi è di Firenze, qui siamo a Milano e il candidato sindaco lo decidiamo a Milano». Tutti segni del gran nervosismo che ha preso il centrosinistra dopo i deludenti risultati elettorali che hanno certificato come il vento renziano abbia smesso di soffiare a favore dei candidati targati Pd. «Ha suonato più di un campanello d'allarme», ha ammesso ieri il segretario regionale Alessandro Alfieri nel commento post voto. «Anche se la Lombardia ha retto meglio del resto d'Italia» ha aggiunto per dar coraggio alla sua truppa parecchio frastornata. Al suo fianco il segretario metropolitano Pietro Bussolati pronto ad assicurare che «le primarie saranno lo strumento principe per scegliere il candidato». Un macigno sul piano di Renzi che sarebbe pronto ad annullarle per lanciare un rappresentante della società civile come il commissario Expo Giuseppe Sala a cui andrebbe evitata la conta. «Impensabile» secondo i due big lombardi del Pd. «Le primarie sono imprescindibili, chiunque voglia partecipare si presenti a viso aperto alla città». Ma la platea si fa parecchio ampia, visto che ai nomi di Majorino e Sala vanno aggiunti Emanuele Fiano, Umberto Ambrosoli, Ada Lucia De Cesaris, Cristina Tajani, Roberto Caputo e secondo qualcuno anche il ministro Maurizio Martina.
Giornata più tranquilla, invece, nel centrodestra dove si aspetta la risposta del leader della Lega Matteo Salvini a cui la coordinatrice di Fi Mariastella Gelmini ha chiesto di sciogliere al più presto i dubbi sulla candidatura.
«Prima dei nomi - ha risposto il capogruppo del Carroccio in Regione Massimiliano Romeo - c'è il programma. E le priorità della Lega sono sicurezza, immigrazione, lavoro e tasse. Tutti quelli che ci stanno sono ben accetti in un'alleanza. Salvini? Lo vedo bene sia come premier che come sindaco di Milano. Deciderà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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