Missione compiuta, dice Roberto Maroni. E missione compiuta ripetono in viale Monza, dopo la riconquista della Regione che porta al Pirellone diciannove consiglieri del Pdl sui quarantotto ottenuti dalla maggioranza. Un numero importante a cui si aggiungono i due seggi attribuiti a Fratelli d'Italia (che si è fermato all'1,5% contro il 16,7 del Pdl). Pochi, rispetto alle aspettative del partito di Ignazio La Russa: nel breve tempo dalla sua nascita, il nuovo movimento non è riuscito a confermare i vecchi consensi né ancora ad attrarne di nuovi.
La consistente pattuglia di ventidue uomini del Pdl dovrà confrontarsi con un numero di consiglieri verdi che tra Lega e Lista Maroni presidente arrivano a quota ventisei. Un prezzo alto ma previsto dai vertici del partito, dovuto all'effetto traino del candidato presidente del Carroccio.
Il Pdl, come l'intera coalizione di centrodestra, è andato meglio nelle provincie che a Milano e nelle città capoluogo. Una caratteristica, questa, in qualche modo storica. Milano tradizionalmente non ama i leghisti e il Pdl probabilmente ha pagato anche questa alleanza non gradita a tutti i moderati.
Un altro elemento che viene notato nell'analisi dei dati è il vistoso crollo delle preferenze personali, che si sono praticamente dimezzate. I tre quarti degli elettori possono essere classificati come voto d'opinione, cosa che sottolinea ancora di più il ruolo giocato da Silvio Berlusconi nel recuperare i delusi e riportarli ai seggi.
Nel frattempo, archiviate le elezioni regionali, nel Pdl riparte la sfida interna. Appena il tempo di festeggiare ed ecco l'assalto ai vertici del partito. Ad attaccare è il presidente della Provincia, Guido Podestà, storico avversario dell'attuale coordinatore regionale Mario Mantovani, dal quale è stato spodestato. «Nella odierna considerazione dello straordinario recupero elettorale compiuto esclusivamente da Silvio Berlusconi - dice Podestà - non si può peraltro dimenticare l'improcrastinabile esigenza di cambiare la conduzione del partito e far crescere una nuova classe dirigente». In cauda venenum: «Anche alla luce dei risultati delle ultime regionali che evidenziano un arretramento del partito, in Lombardia, del 15 per cento, pari a oltre 450.000 voti».
Il calo del Pdl in Lombardia è in linea con quel che è accaduto nel resto del Paese, ma ciò non toglie che la voglia di resa dei conti rimane. Anche Roberto Formigoni, all'indomani dei risultati, dopo un periodo di silenzio e di luna di miele da campagna elettorale, torna ad alzare i toni. Fa i complimenti a Berlusconi («campione mondiale della campagna elettorale»). E lancia una stoccata a Mantovani, in pole position per il ruolo di vicepresidente della Regione («Sarebbe preferibile una donna»), definendolo anche inadatto all'assessorato alla Sanità. Insomma, schermaglie dovute soprattutto al clima da totogiunta.
Mantovani ha certamente vinto la sua personale battaglia delle preferenze nella circoscrizione di Milano: circa tredicimila a diecimila il risultato definitivo della disfida tra lui e Luca Del Gobbo, il sindaco di Magenta eletto con i voti di Comunione e liberazione.
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