Pdl, quei sorrisi tirati degli ex Fi per lo strapotere di An

IL RETROSCENA I risultati dei congressi. Difficoltà degli azzurri scavalcati nei posti chiave dopo l’esito della conta interna in Lombardia

Pdl, quei sorrisi tirati degli ex Fi per lo strapotere di An

E ora è diventato difficile anche far finta di non vedere. «Quelli di Alleanza nazionale si stanno mangiando il partito - scuote la testa un big la cui storia affonda nelle origini di Forza Italia -. Anzi, è un bel pezzo che se lo stanno prendendo». E in viale Monza c’è già chi è pronto a far le barricate contro l’opa di An sul centrodestra. «È che loro sono sempre stati e sono rimasti un partito. E noi, invece, facciamo fatica». Il problema «è che il 70 a Fi e 30 ad An non è mai stato rispettato, dove c’era un presidente nostro c’era un vice loro e viceversa: alla fine è stato un 50 e 50. Questo non è giusto. E ora lo paghiamo».
A far tracimare l’insofferenza dei berlusconiani più ortodossi, ora è arrivato anche l’ultimo schiaffo. Per mano di Carlo Nola, l’avvocato e deputato che ha vinto il congresso di Pavia. Un An duro e puro, con tanto di rispettabilissima storia politica nel Msi e in grado di espugnare Pavia, la roccaforte del «Faraone» Giancarlo Abelli, un tempo plenipotenziario del governatore Roberto Formigoni nella zona e vero ras della sanità lombarda. Tanto che qualcuno rivela come nemmeno lo spregiudicato Ignazio La Russa osasse ciò che era considerato «inosabile». Non che fosse pronto ad appoggiare il coordinatore Marco Bellaviti, ma sicuramente che volesse trovare un accordo con Abelli, grande sponsor di Bellaviti, su un altro nome. Intesa fallita per l’irrigidirsi dello stesso Abelli che su Pavia voleva giocare la sua prova di forza anche interna al Pdl. E ad An è andata bene così. «La dimostrazione che se noi di An abbiamo il coraggio di forzare - spiega un colonnello - siamo in grado di trascinare con noi anche un bel pezzo di Fi che magari non aveva mai avuto il coraggio di rompere equilibri locali consolidati». Ma a far discutere è anche il caso di Varese. Dove è vero che ha vinto l’eurodeputata Lara Comi, ma il risultato non è stato certo corrispondente alle aspettative. Soprattutto vista la «grande alleanza» che anche lì la appoggiava e l’iperattivismo dell’area ciellina che proprio a Varese ha messo in campo un pezzo grosso come l’assessore regionale Raffaele Cattaneo e Formigoni arrivato domenica a benedire la Comi, «una donna capace di interpretare al meglio l’anima del Pdl che qui a Varese è sempre stato molto vivace». Tanto vivace che Giuseppe Taldone, sponsorizzato dal solo La Russa, ha incassato non solo il 37,2 per cento dei voti (rispetto al 15 per cento delle previsioni), ma ben 818 preferenze. Tantissime se si pensa che le tessere in quota An a Varese erano 900. Segno che anche qui su di lui sono confluiti i voti di frange berlusconiane scontente per una candidatura come quella della saronnese Comi, considerata in città «una candidata precipitata dall’alto».
Ma non è finita. Perché «abbiamo saputo rinunciare a Mantova, dove potevamo mettere un uomo di Carlo Maccari», assessore regionale An. E domenica si vota a Lecco. Dove c’è fibrillazione per le decisioni che prenderà l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla. Perché anche qui An si muove. E il candidato potrebbe essere un «azzurro», ma indicato dal presidente della Provincia, l’aennino Daniele Nava. E di area An, anzi Destra sociale alemanniana, sarà il suo vice Antonio Pasquini. Tornando ai congressi già celebrati, è chiaro che lo score incassato da La Russa preoccupi l’anima liberal. E qualcuno ricorda le parole di Guido Podestà che al congresso provinciale richiamava alla «necessità di tornare alle radici di Fi», a «quell’entusiasmo e a quei valori fondanti». Con l’aennino Sandro Sisler che avrebbe incassato i frutti dell’impegno diplomatico di La Russa diventando coordinatore provinciale. E con lo stesso la Russa che sabato, appoggiando Giulio Galera, ha guadagnato anche la poltrona di vice coordinatore cittadino per Marco Osnato.

Ma anche sei uomini nel direttivo cittadino. Compresi Nicolò Mardegan e Roberta Capotosti che hanno fatto gran bottino di preferenze. «261 volte Capotosti - ha esultato lei su Fb - terza degli eletti. La Comunità c’e!».

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