Bandiere, targhette e gadget, evidentemente, erano lì pronti da qualche parte. E un minuto dopo il video di Silvio Berlusconi non c'è stato neanche bisogno di deciderlo o di dar disposizioni: sono spuntati nelle salette, in bacheca, perfino sul pennone che dà sulla strada. La sede di viale Monza, cuore pulsante di tante campagne, è tornata la casa di Forza Italia. Tanto che la responsabile nazionale dell'organizzazione, Daniela Santanchè, si è complimentata «per l'efficienza». Un «ritorno al futuro» per il centrodestra italiano e milanese, nella città che ha visto nascere il fenomeno politico dell'ultimo ventennio attraverso tutte le sue fasi. «Il Pdl va in soffitta e torna Forza Italia - ha annunciato ieri il coordinatore regionale Mario Mantovani - inizia un nuovo percorso della nostra storia». Lunedì cambierà nome il gruppo regionale. Il capogruppo Mauro Parolini si dice certo che tutti e 19 i consiglieri del Pirellone (primo gruppo per consistenza) accoglieranno la proposta. E il co-capogruppo Claudio Pedrazzini garantisce che la Lombardia sarà la prima a intraprendere questa strada. Nello stesso giorno si riunisce anche il gruppo consiliare di Palazzo Marino. E il capogruppo Alan Rizzi manifesta la stessa certezza: «Per rispetto attendo lunedì, ma per quel che mi riguarda aderiranno tutti gli attuali consiglieri». Il polso del coordinamento regionale sui movimenti nel territorio è lo stesso: «Non si registrano defezioni». Anzi - precisa Santanchè - «si tratta di aggiungere e non di togliere, di aprirsi e non di chiudere. Questo è un concetto fondamentale per partire. Forza Italia è stata la prima lista civica del paese». E in effetti non si segnalano uscite «a destra» ma anzi qualche entrata, per esempio quella dell'eurodeputata Susy De Martini: eletta da indipendente a Strasburgo, ora aderirà al gruppo e al movimento. Insomma il gruppo dirigente esclude di auto rinchiudersi nello steccato del «centro», lasciando spazio alla sua destra: «Siamo al centro guardando a destra - dice Mantovani - abbiamo sdoganato la vecchia An e la Lega non è certo di sinistra». Ma al di là delle formule politiciste il vero nodo è «scegliere fra un'idea di Paese che abbiamo noi e l'idea che ha la sinistra». Un'alternativa declinata dal presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, centrista e cattolico: «Siamo l'Italia di donne e uomini che vogliono restare liberi, che hanno a cuore i valori quali vita, famiglia, solidarietà, tolleranza, che credono in uno Stato al servizio dei cittadini e non viceversa. Questa è la nostra casa e ci stiamo bene. Lo è della discesa in campo di Silvio Berlusconi».
Al cambio del nome - ha spiegato Mantovani - corrisponderà un nuovo percorso statutario e organizzativo, nel frattempo tutti gli incarichi e le nomine resteranno. «La mia carica è nelle mani di Berlusconi e a sua disposizione, essendo io coordinatore per nomina del nostro leader» ha precisato Mantovani, dopo aver annunciato al «Giorno» la sua intenzione di rimettere il mandato.
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