A Pedali fino a Rio per chiedere la tregua olimpica

Certo è un sogno, ma ogni tanto i sogni si avverano. E per ora diventano un film. Così sarebbe bello «fare guerra alla guerra» in bici e chissà mai che arrivi un premio Nobel per la Pace a chi sta pedalando in questa direzione. Una lunghissima avventura partita pochi giorni fa da Milano e che porterà fino a Rio in Brasile, dove l'anno prossimo si accenderà la fiaccola di Olimpia per l'edizione estiva dei Giochi. Una lunghissima pedalata che servirà a sostenere la tregua Olimpica in un mondo sempre più in guerra e a ricordare che quel periodo sacro e inviolabile che accompagnava i Giochi nell'Antica Grecia, venivano sospese tutte le ostilità. Sarebbe bello succedesse anche oggi e a un anno dai Giochi di Rio 2016, la Fondazione Olos ci prova e lancia una petizione ( www.bike4truce.org ) e per far sentire la propria voce al Consiglio di Sicurezza dell'Onu affinché decreti l'impegno di cessare ogni azione armata offensiva nel periodo di celebrazione dei giochi olimpici. E il sogno o l'utopia diventano però un passo importante perchè se la risoluzione dell'Onu sulla Tregua Olimpica fosse deliberata dal Consiglio di Sicurezza e non solo dall'Assemblea Generale, sarebbe vincolante per gli Stati membri. Il progetto nasce dall'esperienza di Londra 2012. Nell'estate di quell'anno 12 ciclisti partirono per un tour sui pedali da Polleur in Belgio – culla della dichiarazione dei diritti umani del 1789 – e arrivano a Londra tra la fine dei Giochi Olimpici e l'inizio dei Paralimpici, manifestando a favore del rispetto della Tregua Olimpica sotto il Parlamento Britannico. Sette giorni di pedalata ma anche di riprese che hanno poi dato vita a un film- documentario «Bike4Truce. La bicicletta come strumento di tregua» prodotto dalla Fondazione Olos Multimedia e diretto dal «ciclo regista» Peter Ranalli. Nel documentario i ciclisti – e con loro i due atleti olimpionici Giovanni De Benedictis e Fabrizia D'Ottavio – raccontano se stessi e il loro impegno nel portare i temi della Tregua Olimpica nella vita di tutti i giorni. L'esperienza di Londra oggi allarga gli orizzonti pensando al 22 settembre 2016, data in cui viene celebrata la «Giornata mondiale senz'auto» che a Rio, città campione delle due ruote con un network di oltre 300 km di piste ciclabili, richiama abitualmente decine di migliaia di ciclisti.

«Il progetto di Bike4Truce è ambizioso, ma siamo convinti che, mai come oggi, in presenza di contrasti epocali che fanno temere un'imminente destrutturazione degli equilibri mondiali, sia proprio la società civile a dover lanciare un forte segnale di pratica di convivenza pacifica- spiega Valerio di Vincenzo, promotore di Bike4Truce e presidente della Fondazione Olos- Io ci credo, anzi, il mio sogno, e non solo il mio, è quello di candidare la bicicletta a Premio Nobel per la Pace». Nelle prossime settimane sul sito www.bike4truce.org sarà inoltre aperta la campagna di crowdfunding che consentirà a cittadini, aziende e istituzioni di appoggiare il progetto.

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