Nel grosso comune in provincia di Lodi tutti hanno capito di chi si tratta. Ed è così che si sono resi conto di non conoscerlo affatto, di non averlo mai «visto» realmente per quello che è davvero: un pericolosissimo pedofilo. «Sembrava innocuo», «No, non l'avrei mai detto, speriamo non ci siano altre vittime ancora sconosciute qui in paese: scoprirlo sarebbe drammatico», «Beh che fosse strano si sapeva, ma anche volendo pensare male, molto male di quest'uomo a ogni costo, nessuno avrebbe mai potuto inventare tanto orrore». Tutte riflessioni che fanno intendere come fosse ben mimetizzato nella comunità questo 48enne accusato di violenza sessuale e corruzione nei confronti di una undicenne e due tredicenni, quindi di sostituzione di persona e produzione e detenzione di materiale pedopornografico.
Arrestato dai carabinieri della stazione locale con l'aiuto della polizia postale il pedofilo era, fino a lunedì (il giorno in cui è stato portato in carcere) uno di quei «ragazzoni» come nei paesi di provincia italiani ce ne sono tanti: incensurati, disoccupati (e per questo più o meno depressi, con tutte le varianti e le derive del caso), vivono con mamma e papà accontentandosi di poco. Se non se ne stanno chiusi in camera loro tra musica, lettura e social, ciondolano in paese mentre, disponibili e gentili, si accattivano senza sforzi la benevolenza del vicinato.
Ecco: i vicini. Tra loro, da quanto emerso per il momento dalle indagini, l'uomo avrebbe fatto tre giovanissime vittime, una undicenne e due tredicenni. Tuttavia la sua torbida attività secondo la Procura di Milano e il pm Alessia Menegazzo potrebbe essere davvero molto più ampia. E non solo perché il materiale pedopornografico trovato nel suo computer è davvero consistente e come tale va analizzato a fondo in modo da capire eventualmente a chi altri possa condurre, ma anche e soprattutto per il suo modus operandi subdolo e paziente, quello di una persona cosciente della potenza della sua apparente, illimitata affidabilità. Per questo c'è più di qualche ragionevole dubbio sul fatto che non possano esistere altre vittime. Minori che, visto il tran tran quotidiano del 48enne e un margine di manovra limitato, non possono aver oltrepassato i confini del grosso comune del Lodigiano.
L'uomo infatti avvicinava le bambine proprio grazie al personaggio del vicino innocuo che sapeva d'incarnare alla perfezione, quindi le attirava a casa sua con la scusa di avere dei gattini appena nati. Da lì sono iniziati gli abusi sessuali, i filmati, le foto realizzate durante le violenze, obbligando le minori ad auto-riprendersi in nome di una loro cattivissima coetanea di cui lui stesso si dichiarava «schiavo», l'ormai famigerata «Giulia». Un profilo Whatsapp inventato sempre dalla sua mente malata, ma attraverso il quale il pedofilo è riuscito a terrorizzare le sue vittime (con la minaccia di ucciderne le madri) abusandone sessualmente per almeno tre anni e senza destare alcun sospetto.
In Procura sono concordi infatti nel sottolineare che questi
stupri di minori sarebbero andati avanti se il pedofilo non avesse fatto un errore, pubblicando su un profilo Instagram fittizio la foto erotizzata di una delle bambine abusate, immagine poi riconosciuta da compagna di classe.
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