Cronaca locale

Pellegrinaggi, vini e tomini verso il sacro Monte di Oropa

A Ghemme i pani di Minoli, micro-birrificio a Trivero Nel centro storico di Gattinara si pranza con il «frakèt»

di Roberto Perrone

Gita, pellegrinaggio, riflessione. Oggi il «Viaggiatore Goloso» tocca le province di Novara, Vercelli e Biella, per raggiungere il Sacro Monte di Oropa, il più importante Santuario mariano delle Alpi. La prendiamo lunga, con gusto come piace a noi. Usciamo al casello di Ghemme-Romagnano della A26. Ghemme e, al di là del Sesia, Gattinara, meriteranno un viaggio a parte. Terre di due vini particolari ci offrono due tappe golose. Ecco i pani particolari di Minoli a Ghemme: uva e mele, noci e uvetta, uvetta e fichi. Specialità: panettone e colomba al riso Venere.

La Brioska, in un cortile del centro storico di Gattinara, prende il nome dall'antico spaccio di vino gestito direttamente dal produttore. Qui si degusta, si acquista e si pranza: frakèt, formaggino fresco con una fragrante focaccia calda, risotto al Gattinara (e come se no?), Panissa, trippa in brodo e, ultimo ma non meno importante, il tapulone, spezzatino di carne d'asino finemente sminuzzata.

Ci addentriamo, nella Riserva Naturale delle Baragge. Un paesaggio che abbiamo già incontrato in un altro viaggio, ma che qua è stato elevato a oasi protetta proprio per preservarne le caratteristiche uniche. Un senso di stordimento ci prende, perché la baraggia sembra una specie di savana: praterie e brughiere alternate da vallette con boschi o alberi sporadici.

La savana, anche nel Nord'Italia, mette sete. Per dissetarci a Trivero c'è il micro birrificio Jeb. La birraia Chiara Baù, abbandonato il settore tessile, a 1.000 metri, con acqua di sorgente, produce ottime birre ad alta fermentazione con luppoli da agricoltura biologica.

La passione muove il mondo. Di questa si nutre la famiglia di Riccardo Mazzuchetti. Il suo allevamento ha circa 30 capi di razza Grigio Alpina e Pezzata Rossa d'Oropa che seguono l'antico rito della transumanza. Dalla lavorazione del latte crudo nascono formaggi stagionati, come Maccagno, Toma e Maggengo, ma anche semi stagionati come Carbunin, Garmì e robiola.

Il Ratafià di Andorno Micca alle ciliegie nere è uno dei più antichi e caratteristici liquori piemontesi. Già nel 1.600, i cistercensi nel Monastero di S. Maria della Sala preparavano un liquore che in seguito assunse il nome di Ratafià. Giovanni Rapa, fondatore del Liquorificio iniziò la produzione nel 1880 secondo l'antica ricetta. A Pollone si resta incantati dal Parco Burcina «Felice Piacenza». A metà giugno la valle dei rododendri è uno spettacolo unico. Si tratta di un giardino storico di 57 ettari che va da 570 a 830 metri. Qui possiamo fare un picnic con i prodotti del caseificio Pierluigi Rosso: le tome, gli aromatizzati, i caprini, i tomini freschi e il burro Lirin, formato a mano in panetti dai bordi arrotondati con il calco della «stella di Oropa».

Eccoci dunque alla fine del viaggio, davanti al Santuario di Oropa, incastonato in uno scenario unico e incontaminato a 1.200 metri di altezza. Le sue origini vengono fatte risalire a Sant'Eusebio, primo vescovo di Vercelli. I primi documenti scritti che parlano di Oropa compaiono attorno al XIII secolo. Luogo di pellegrinaggio, poi luogo di fede, ha subito diverse trasformazioni fino al monumentale aspetto odierno, con la maestosa facciata in pietra d'Oropa, progettata da Francesco Conti.

Al resto hanno contribuito i più grandi architetti sabaudi: Arduzzi, Gallo, Beltramo, Juvarra, Guarini, Galletti. Sull'architrave del portale si trova scolpita l'iscrizione O quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui, che dai primi decenni del XVII secolo è il saluto augurale che il pellegrino riceve entrando nella Basilica. All'interno del Sacello eusebiano è custodita la statua della Madonna Nera, realizzata in legno di cirmolo da uno scultore valdostano nel XIII secolo. Attorno alla statua resistono misteri e leggende. Il Sacro Monte di Oropa, patrimonio dell'Unesco, ha un'estensione di 1.500 ettari, da 750 a 2388 metri di altitudine. Tra i boschi troviamo dodici cappelle dedicate alla vita di Maria con statue in terracotta policroma a grandezza naturale. Ma il Monte è anche luogo ideale per gli appassionati di sport, dal trekking in poi. E per tutti i viandanti, proprio nel primo cortile del Santuario ecco il Caminetto dove ristorarsi. Dalla cucina escono selvaggina, funghi, polenta concia di Oropa con farina di mais dal mulino di pietra e formaggi d'alpeggio. Forse non è la fine del viaggio, è l'inizio.

In tutti i sensi.

Commenti