Permessi ai detenuti: sei mesi per un'udienza

Ritardi cronici del Tribunale di sorveglianza. E i condannati restano liberi in attesa delle decisioni

Cristina Bassi

Detenuti appesi a una richiesta di misura alternativa al carcere (domiciliari, affidamento in prova) o di scarcerazione anticipata. Tempi di attesa: cinque, sei mesi. Condannati in via definitiva a meno di tre anni fuori dalla prigione ma dentro il limbo del dubbio. Tra carcere effettivo oppure altri modi di scontare la pena. Attesa: due, tre anni. Sono i frutti avvelenati delle difficoltà del Tribunale di sorveglianza, denunciate dall'Unione delle camere penali che ieri ha indetto una giornata di mobilitazione.

Il malfunzionamento della macchina è peggiorato nell'ultimo anno e riguarda tutto il Paese. Negli ingranaggi restano schiacciati carcerati che avrebbero diritto ai benefici previsti per legge. Sono tantissimi quelli che potrebbero uscire dalle celle, ma non ottengono neppure la fissazione dell'udienza davanti al giudice di sorveglianza. Non è possibile fare una stima. Parlano però chiaro i dati sul sovraffollamento delle carceri del distretto sotto la giurisdizione della Corte d'appello di Milano. Sono a oggi 6.863 le persone detenute (2.967 sono stranieri), a fronte di una capienza regolamentare di 5.167. L'indice di affollamento è del 132,82 per cento. Vale a dire che ogni 100 posti letto previsti ci sono 132,82 persone. Nella casa circondariale di San Vittore i detenuti sono 1.054, dovrebbero essere 828 (indice di affollamento del 127%. Gli stranieri sono 685). Il triste record tocca a Como, dove il tasso di sovraffollamento arriva al 194,8 per cento: 450 effettivi per 231 posti.

La colpa dei ritardi, spiegano gli avvocati come già denunciato dal presidente del Tribunale di sorveglianza Giovanna Di Rosa, è delle carenze di organico. A Milano mancano tre magistrati su 12 previsti dall'organico e 10 membri del personale amministrativo su 43. «A Como - sottolinea Paolo Camporini, della Camera penale lariana - è rimasto solo un educatore su quattro. Si tratta della figura che redige le relazioni di sintesi, senza le quali le istanze di misura alternativa vengono inevitabilmente respinte». Così Monica Gambirasio, presidente della Camera penale di Milano: «Da novembre sono state già annullate otto udienze con detenuti già fissate. In questo modo si ledono i diritti dei detenuti. E siamo molto preoccupati per il 2018.

Chiediamo l'intervento del ministero della Giustizia e del Csm». La situazione è su una china pericolosa: «I fascicoli della Sorveglianza da smaltire - avverte l'avvocato Eugenio Losco, delegato della Camera penale - a gennaio erano 22mila. Al 30 novembre erano diventati 26mila».

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