Petizione per «salvare» l'ex capo dei vigili

C'è chi non si arrende. «Rivogliamo il comandante Barbato al suo posto» è lo slogan della petizione on line lanciata ieri sul sito www.change.org a quattro giorni dalla scelta del sindaco di destinare l'ormai ex capo dei vigili Antonio Barbato ad altro incarico, fuori dal Corpo. Una decisione presentata come consensuale - ma non digerita da Barbato e da una grossa fetta dei sindacalisti - dopo le intercettazioni emerse nell'ambito di un'inchiesta della Procura sugli affari al nord di società legate al clan dei Laudani. In una conversazione con un sindacalista finita agli atti, Barbato sembra accettare l'offerta di far pedinare da vigilanza privata un agente ed della Cisl con cui aveva un contenzioso aperto in cambio di informazioni sugli appalti in Comune. «Barbato lascia e salva Sala - attacca il testo della petizione on line -. Se ne va il numero uno della polizia locale. Il comandante paga un alto tributo per essere stato accusato di aver solo pensato, ma mai fatto pedinare, un vigile urbano che utilizzava impropriamente dei permessi sindacali per evitare di lavorare nei giorni di festa e in altre occasioni, uno dei cosiddetti "furbetti del cartellino". In questo Paese chi fa il furbo viene premiato e chi cerca di fermarlo viene punito. É per questo che Il comandante Barbato deve tornare al suo posto». A lanciare la raccolta che raggiunge in fretta l'obiettivo delle 200 firme è Ruggero Cazzaniga, dal profilo Facebook si dichiara dipendente di Ivri Milano, la società di vigilanza che ha un appalto in corso anche in Comune, e tra i corridoi di Palazzo Marino si crea subito una certa tensione, viene considerato un gesto quantomeno inopportuno.

A firmare la petizione, tra gli altri, il segretario del Sulpm Daniele Vincini e Pino Falanga del Siapol («conoscendolo e avendo condiviso con lui iniziative a tutela dei colleghi - scrive - è stato liquidato troppo velocemente. Emblematico episodio di svilimento della nostra immagine pubblica e di un dirigente equilibrato»).

ChiCa

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