(...) discusso, emendato in consiglio e adottato. Un iter lungo e complicato che durerà diversi mesi. Ma come l'articolo 12 del Regolamento edilizio era da considerarsi illegittimo, lo è allo stesso modo ora anche se inserito nel Piano di governo del territorio. In sostanza prevede l'obbligo per i proprietari di edifici degradati, cioè «che comportano pericolo per la salute e la sicurezza urbana o situazioni di degrado ambientale e sociale» di recuperarli pena la demolizione. «Agli edifici abbandonati e dismessi, così come individuati da determina dirigenziale - recita l'articolo - è data facoltà di presentare proposta di piano attuativo o idoneo titolo abilitativo finalizzato al recupero dell'immobile; i lavori dovranno essere avviati entro 18 mesi dalla loro prima individuazione. In alternativa è fatto obbligo di procedere con la demolizione del manufatto: in caso di demolizione dell'edificio esistente su iniziativa della proprietà è riconosciuta integralmente la SL esistente. In caso di mancata demolizione da parte della proprietà, l'amministrazione si riserva il potere sostitutivo finalizzato alla demolizione dell'edificio».
Non solo il Comune si riserva di decidere sulla necessità di demolire o meno l'edificio abbandonato da 2 anni, ma il proprietario è tenuto anche a sostenere il costi dell'abbattimento.
Peccato che l'articolo sia illeggittimo: nessuna legge regionale o nazionale lo prevede. Questo articolo, che non è sostenuto da leggi, stride con il diritto di proprietà e impone azioni minacciando sanzioni, come la perdita del diritto volumetrico. «In altri termini si tratta di una disciplina che comprime il diritto di proprietà, avendo contenuti di tipo espropriativo - spiega il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici-. La norma, però, non rientra, sulla base non solo delle nostre leggi, ma anche dei principi dettati dalle normative dell'Unione Europea, nella competenza del Comune.
Non solo, così l'amministrazione si erge a giudice univoco, stilando la lista degli edifici abbandonati, che comunica poi a Questura e Prefettura, senza doverla nemmeno comunicare ai proprietari degli stessi edifici. Così è arbitrario anche il concetto di «degrado ambientale sociale o disagio per il decoro e la sicurezza urbana» che non viene in alcun modo declinato.
«In due articoli, questo e quello sulla certificazione di idoneità statica degli immobili traspare la chiara volontà dell'amministrazione di mettere sotto pressione la proprietà privata» la conclusione di Colombo Clerici.
Enorme l'impatto che la norma ha sul mercato immobiliare che viene paralizzato per l'incertezza appunto delle mosse del Comune che a sua discrezione, può decidere se un palazzo merita di essere demolito . Non sololo, «qui si preme sul piano economico degli imprenditori, in piena crisi».Marta Bravi
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.