Vita. Questo chiede la gente che ieri e l'altra sera ha sfilato per Milano in due cortei simili. Non cortei fiume, ma goccia a goccia. «La gente come noi non molla mai». Lo slogan gridato ieri alle 17 in viale Majno non è di rabbia ma di decisa disperazione. E' un popolo che non sbandiera colori se non il bianco, il rosso e il verde del Tricolore. Più di un corteo, pare una processione. La fede? La volontà di vivere per far sentire a chi fa orecchie da mercante la voce di chi non vuole più essere «mercante» di vecchie idee o ideologie. Vuole cose concrete.
Si organizza da solo chiedendo che le cose cambino. All'incedere di «Fratelli d'Italia», giovani, signore e uomini provenienti da varie parti del Paese proclamano la stanchezza d'essere ignorati. Sono studenti, casalinghe, professionisti, imprenditori, operai. Vogliono togliersi dagli occhi la sabbia della politica, chiedono uno Stato snello fuori dalla palude della burocrazia, un'Italia che torni a camminare con facilità senza problemi legati a carte e timbri che fanno di questo Paese una mummia. Se la politica non riesce a sciogliersi dalla vecchie bende di una mummia, l'uomo in testa al corteo è tutto vestito di nero con una corda al collo. «Vogliamo essere una Nazione, non un Stato. La Nazione è un organismo vivo, lo Stato appartiene ai potenti e ai loro giochi. Non confondeteci con i forconi» dice Michele, ragazzo di 25 anni. «Le idee non si arrestano.
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