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Picchia e investe un benzinaio: preso in Puglia

L'aggressione del magazziniere dopo una lite: ora l'uomo è accusato di tentato omicidio

Aveva investito volontariamente un benzinaio di Cologno Monzese dopo una lite, poi era partito per andare in vacanza in Puglia. Proprio lì, a Manduria (Taranto), un magazziniere italiano di 43 anni è stato arrestato e ora si trova in carcere a Taranto per tentato omicidio per l'episodio che è avvenuto il 22 giugno.

Il benzinaio, 55 anni, gestore della Shell di via Gramsci a Cologno, è rimasto ferito al cranio e alle gambe per una prognosi di 90 giorni. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della tenenza locale, grazie alle testimonianze e alle immagini delle telecamere di sorveglianza, nel tardo pomeriggio i due avevano litigato perché il 43enne aveva parcheggiato nel distributore e il proprietario gli aveva suggerito di spostare l'auto. L'altro per tutta risposta l'ha aggredito prima a pugni, poi ha fatto finta di andare via, quindi si è scagliato contro di lui con l'auto, incastrandolo tra la vettura e un pilastro, quindi gli è passato sulle gambe con le ruote. Poi è andato via. L'uomo non ha potuto più muoversi, ed è stato portato in codice rosso alla clinica Città studi, perché aveva perso conoscenza. Naturalmente non ha potuto raccontare la sua versione, e da allora si trova ancora sotto osservazione dei medici. Visti i fatti l'accusa iniziale di lesioni personali è stata aggravata in tentato omicidio e convalidata.

Un episodio finito decisamente peggio e che tutta Milano ricorda accadde esattamente sei anni fa all'angolo tra via Andrea Doria e via Montepulciano (zona Loreto). Dove un automobilista di 71 anni, Vittorio Petronella investì intenzionalmente e per ben due volte, uccidendolo, un 35enne che guidava uno scooter, Sandro Mosele con il quale aveva appena litigato per motivi di viabilità. Ma non solo: nel vano tentativo di fuggire l'automobilista travolse anche un pedone, una donna che stava attraversando sulle strisce pedonali.

Quattro mesi dopo Petronella, accusato di omicidio volontario e giudicato con rito abbreviato, venne condannato a 16 anni di carcere.

Il giudice aveva accolto in pieno l'impianto accusatorio formulato dal pm Antonio Sangermano, che allora coordinava l'inchiesta, ordinando che Petronella, ex dirigente commerciale di un'azienda, restasse a San Vittore. Sangermano allora parlò di «banalità del male».

La legge prevede che per gli ultrasettantenni

non si possa disporre il carcere, se non in casi di eccezionale gravità. E il giudice aveva ritenuto che questo fosse uno di quei casi, valutando anche come «eccezionalmente pericoloso» il comportamento di Petronella.

RC

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