Pio IV, il pontefice milanese e il riformatore Martin Lutero

Monsignore Buzzi, lo studioso Rossi di Marignano e il pastore valdese Platone per l'incontro delle fedi

Elena Gaiardoni

«Mentre Martin Lutero, trentatré anni, stava concludendo a Wittenberg il primo semestre del suo corso sulla Lettera ai Romani, l'8 ottobre 1515 la sedicenne Caterina von Bora... fu accolta come professa nell'ordine cistercense». È l'inizio del capitolo XIV del libro di Federico Rossi di Marignano «Martin Lutero e Caterina von Bora. Il riformatore e la sua sposa», Ancora edizioni. In copertina il volto dell'uomo che riformò l'Europa cristiana e della sua adorata moglie: un'unione nella grazia.

Ne ha parlato l'autore del volume al circolo Filologico, insieme a monsignor Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana, e Giuseppe Platone, pastore titolare della chiesa Valdese di Milano. «Lutero e Papa Pio IV nel quinto centenario della Riforma» il tema di un incontro sui nodi che cattolici e luterani potrebbero stringere insieme per tessere l'unanime arazzo di un disegno congiunto. Per questo nel suo intervento Rossi di Marignano ha messo in relazione la vita di Lutero con quella di Pio IV, l'unico papa nato a Milano e salito al santo soglio, il Pontefice rinascimentale a cui si deve la riapertura e la chiusura del Concilio di Trento. «Il Medici fu fautore di opere insigni a Roma e a Milano, quali il palazzo dei Giureconsulti. A lui dobbiamo il merito d'aver incoraggiato gli studi e la vocazione del nipote Carlo Borromeo. Mentre la vocazione di Lutero - ha specificato Rossi di Marignano autore anche di «Vita di Pio IV» - è stata di natura essenzialmente religiosa, ma ha avuto conseguenze epocali nel campo politico, la vocazione di Pio IV è stata essenzialmente politica, ma ha avuto conseguenze epocali nel campo religioso».

A monsignor Buzzi il compito di congiungere due figure enormi, espressioni non solo del loro tempo, ma soprattutto del nostro. «Oggi è finita l'epoca della confessionalizzazione - ha specificato il prefetto della Biblioteca Ambrosiana - siamo in un momento di riforma comune in cui è importante comunicare tra cattolici e protestanti». Proprio dalla qualità di grande comunicatore è partito Giuseppe Platone per disegnare un volto di Lutero come di un uomo «incatenato alla Bibbia. Grazie a questa passione per il Libro, Lutero ha segnato in Germania una direttrice morale, una culturale e una artistica basato solo sulla bellezza della scrittura».

Il 31 ottobre 2017 saranno i 500 anni della divulgazione delle tesi di Lutero. «I suoi pensieri sono alati» ha detto monsignor Buzzi al pastore Platone, come ad augurarsi che il 2017 possono essere una colomba che unisce in volo l'ala cattolica e quella protestante del cristianesimo, per raggiungere una maggiore elevatezza dello spirito cristiano in un canto all'unisono. «Chi canta prega due volte» disse Sant'Agostino. Anche a Lutero piaceva cantare, «per la prima volta con lui un uomo religioso girava con la Bibbia in una mano e un innario in un'altra» ha sottolineato il pastore della chiesa valdese.

E se c'è un canto che cattolici e protestanti possono elevare insieme quello è il «Magnificat», l'inno che Maria cantò a Dio. L'inno di una donna, di una sposa, di una fanciulla.

In entrambe i libri di Federico Rossi di Marignano insieme al volto di un uomo appare quello di una donna, come ad indicare che la parte femminile della religione può giocare un ruolo di sposalizio in una riforma della riforma che attende d'essere celebrata.

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