"Pioggia di bombe e sassi" Nei verbali degli agenti l'inferno del 1° maggio

Il pm chiede per la seconda volta l'archiviazione per i quattro poliziotti accusati di calunnia

"Pioggia di bombe e sassi" Nei verbali degli agenti l'inferno del 1° maggio

Perché mai, si chiede il pm Marcello Musso, quattro poliziotti avrebbero dovuto calunniare un solo manifestante, «proprio lui, uno tra le centinaia che in alcune fasi lanciano ogni cosa contro la polizia ed incendiano macchine e devastano l'arredo urbano»? Quale movente poteva spingere il vicequestore Angelo De Simone e gli altri uomini mandati al fronte insieme a lui ad accusare il giovane antagonista Mirko Leone di essersi ribellato all'arresto? Nuove indagini dimostrano che la versione fornita in aula dai poliziotti è assolutamente compatibile con quanto accadde nel caos indescrivibile che vivevano in quelle ore le strade della città.

A quasi tre anni e mezzo dal Primo Maggio del 2015, quando i black block misero Milano a ferro e fuoco per contestare l'inaugurazione di Expo, i processi agli ultrà si sono chiusi tutti senza troppi danni, nel senso che nessuno è finito in galera. A restare invece sotto processo sono gli uomini delle forze dell'ordine, finiti nel mirino del tribunale, accusati di avere mentito. Ma ieri, per la seconda volta, la Procura chiede di proscioglierli. E nel provvedimento firmato dal pm Musso vengono riportate le testimonianze dei loro colleghi che raccontano per la prima volta gli scontri del Primo Maggio dal punto di vista di chi cercava di difendere la città dalle devastazioni dei no Expo, i momenti «drammatici» in cui gli autonomi sfondano i reparti della Celere e attaccano. Pretendere che i verbali e le testimonianze dei poliziotti fossero impeccabili, identici gli uni agli altri, privi di contraddizioni, vuol dire per la Procura non fare i conti con «la congestione, la confusione, lo stato di vero e proprio assedio creato dai facinorosi».

Mirko Leone fece resistenza al momento dell'arresto: questa la versione che il vicequestore De Simone e gli altri hanno messo a verbale, e che il tribunale che ha assolto Leone giudica falsa. Ma ora il pm ha interrogato i due poliziotti che per primi lo ebbero in consegna, e che hanno spiegato di averlo perso di vista sotto l'avanzare degli autonomi: è in quel frangente, secondo il pm, che l'estremista potrebbe avere cercato di scappare, aiutato dai compagni.

Racconta uno degli agenti che custodivano Leone: «Giunti su un piazzale molto grande il fronte della forza pubblica si è sfilacciato e la circostanza ha consentito ad alcuni manifestati di inserirsi tra il fronte dei colleghi (...) nello stesso momento si stava verificando un fitto lancio di oggetti e di bombe carta da parte dei manifestanti in direzione delle forze dell'ordine (...) la forza pubblica non era più in grado di garantire un fronte compatto». E il collega che era con lui: «Mentre eravamo in piazzale Cadorna ho visto il fronte della manifestazione arrivare da via Carducci e ho notato che erano già in corso dei tafferugli e delle devastazioni di auto e vetrine (...) a causa degli scontri, particolarmente violenti, tra i manifestanti e le forze dell'ordine ci siamo trovati in situazioni drammatiche, avvolti dai fumogeni e lacrimogeni lanciati dai manifestanti e dai miei stessi colleghi, soggetti ad un fitto lancio di oggetti contundenti, bombe molotov e bombe carta nonché vicino a veicoli incendiati i cui vetri e gli pneumatici esplodevano in concomitanza del nostro passaggio».

I due poliziotti si trovano «esposti agli attacchi dei facinorosi in quanto il personale in divisa poteva non riuscire ad allontanarsi». Ed è «al fine di tutelare la nostra incolumità» che i due poliziotti perdono di vista il fermato.

Per la Procura, è in quel momento che Leone può avere provato a fuggire.

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