Via le ordinanze, via «il corpo paramilitare agli ordini di De Corato», via tutto quello che c'era prima. E largo alla luce, alle feste, alla «vita». Belle promesse, peccato che siano rimaste tali per un buon 50 per cento, quello che prevedeva cose da fare, iniziative e realizzazioni concrete - e non solo misure da disfare. È un bell'esempio di «vorrei ma non posso», dunque, il caso della sicurezza che l'amministrazione di Giuliano Pisapia si trova ad affrontare, suo malgrado, in questi giorni, dopo l'escalation di morti, e violenze. L'esempio di come sia facile, per la sinistra, disegnare nei cieli dell'ideologia «un'altra città», «un'altra politica» e ovviamente anche «un'altra sicurezza». E di come sia praticamente e sistematicamente impossibile, poi, realizzare quel che ha promesso. E non a caso. È molto istruttivo, oggi, andarsi a leggere il materiale programmatico prodotto dall'«Officina per la città», il vasto e vivace gruppo che ha lavorato ai contenuti della campagna elettorale di Giuliano Pisapia. La sicurezza viene citata in passaggi molto limitati e piuttosto superficiali ma la rotta tracciata è molto precisa: smantellare tutto, e fare altro. E cosa ne è stato di quel programma? La parte distruttiva è stata terminata.
Di quella costruttiva non c'è traccia. E a ben vedere non è un caso. C'è il solito vizio d'origine: il vizio di partire dalle idee girando le spalle alla realtà. O di giocare con le parole, pensando che i problemi si risolvano cambiando nome alle cose.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.