Pisapia, no all'India (ma non per i marò)

Pisapia, no all'India (ma non per i marò)

Vado, non vado. Premio, non premio. È la politica estera del dietrofront e il «caso India» lo conferma: la diplomazia non fa per loro. Gli attuali inquilini di Palazzo Marino oggi sono invisi a molti milanesi per due ordini di ragioni: le scelte sbagliate o l'inerzia sulle emergenze cittadine. Ma le rare (per fortuna) volte in cui hanno avuto l'occasione di mettere il naso in vicende che varcano i confini comunali hanno commesso un errore se possibile ancor peggiore: hanno pasticciato. E la linea sui marò detenuti in India è un esempio lampante di questa imbarazzante (innanzitutto per loro) incertezza.
Il pasticcio verte su un evento programmato da tempo a Milano: il ricevimento del 24 gennaio a Palazzo Clerici per la Giornata nazionale della Repubblica dell'India. Il caso scoppia mercoledì, quando trapela la notizia che il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, non parteciperà anche per la situazione dei due fucilieri della Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti in India da quasi due anni in attesa di un processo per un incidente al largo del Kerala in cui morirono due pescatori. Questo forfait di Pisapia sembra condivisibile e coerente con l'assenza decisa - per protesta - dal governatore Roberto Maroni e dal presidente della Provincia Guido Podestà - ma anche dall'omologo brianzolo Dario Allevi, che ha dato il «La» declinando l'invito del console indiano. Anche i partiti (Forza Italia e Fratelli d'Italia) annunciano presidi e sit-in. Giovedì sera, però, Palazzo Marino precisa che l'assenza del sindaco dipende invece da banali «motivi di agenda». Come dire: altri impegni. Sarebbe interessante, per una volta, capire quali sono questi impegni, ovviamente precedentemente assunti come da formula di rito. Ma intanto il «forfait del forfait» mette Palazzo Marino nella speciale condizione di indebolire gli altri palazzi istituzionali, sfilandosi dall'asse Comune-Provincia-Regione.
Qualcosa del genere era già accaduto un anno e mezzo fa, quando Pisapia era «inciampato» sul Tibet, con la cittadinanza prima annunciata e poi negata al Dalai Lama per ragioni - si disse - di realpolitik legata a Expo. A dire il vero, sui marò, Palazzo Marino aveva già ostentato indifferenza, rifiutandosi di esporre uno striscione che in altre occasioni non era stato negato a nessuno.

E come dimenticare l'incidente diplomatico che ha fatto irritare la comunità ebraica ad agosto, quando il sindaco spedì un suo assessore a presenziare al ramadan che ospitava un personaggio autore di discutibilissime dichiarazioni anti-Israele? Una volta di più si può dire che la politica estera è cosa troppo seria per lasciarla fare a certi sindaci.

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