Pisapia stanga, gli amici se ne vanno

E adesso che è arrivato il tempo delle tasse, sono spariti tutti. Volatilizzate le «anime belle» della sinistra caviale che ha lasciato Giuliano Pisapia a macerarsi nella solitudine del numero primo. Da solo, dopo che per la folla dei cortigiani in quell'ormai lontano 30 maggio del 2011 era perfino difficile riuscire a salire sul carro del vincitore. Per fortuna che c'è internet a riproporre impietose immagini di chi non si era voluto perdere i festeggiamenti, ma che non s'è certo visto al momento di aumentare il biglietto del tram, togliere gli abbonamenti scontati agli anziani, far lievitare indistintamente qualunque tassa comunale. Perché la vittoria ha tanti padri, ma le casse vuote del Comune sono invece figlie di nessuno. Anzi del solo Pisapia, costretto a mettere nome e faccia sulle manovre più lacrime e sangue che Milano ricordi. Mica solo colpa sua. I tempi son brutti, lo Stato è vampiro e a Milano grandinano tasse. Ma è proprio in questi momenti che quel tapino del sindaco avrebbe più bisogno degli amici. Magari di Lella Costa e Paolo Rossi che si fecero belli del Discorso di Pericle di Tucidide.

Spariti Nichi Vendola, corso a Milano a festeggiare e Gino Strada. Ma anche Claudio Bisio, Gioele Dix, Antonio Cornachione e Gad Lerner. Per non parlare di quella lobby politica economica del «51» guidata da Piero Bassetti e Marco Vitale.

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