Non accadeva da oltre 50 anni: Milano è quinta fra le grandi città italiane con la maggiore flessione dei prezzi al consumo registrata ad agosto rispetto al 2013. In base ai dati Istat, ha registrato una variazione tendenziale di -0,3%. Una che prima la coordinatrice regionale di Forza Italia Mariastella Gelmini e a seguire Lega e Fdi definiscono «tremenda» e attribuiscono (anche) alle politiche della giunta Pisapia, che «non fa nulla per creare lavoro e sviluppo» ma «con continui rincari e tasse pone ostacoli anche sul cammino della ripresa». Milano «è la locomotiva italiana, e se si ferma è l'Italia intera a regredire». Si difende il sindaco, ieri alla Festa del Pd proprio accanto ai vertici del «motore produttivo», Carlo Sangalli presidente di Confcommercio e Gianfelice Rocca di Assolombarda. Sulla deflazione afferma che «i dati sono conseguenza della situazione molto difficile del Paese, ma su Milano le cifre che ho sia sulla nuova occupazione sia sull'arrivo di turisti, 8 milioni in più stimati quest'anno, sono positivi».
Pisapia prova a scaldare la platea del carroponte a Sesto San Giovanni, «questa non è casa mia, ma la sento come casa mia e sono contento che siate qui». Sul palco si discute di Expo e Città metropolitana, «le due sfide da vincere» anche se sul dopo Provincia si naviga a vista. Ne è consapevole Pisapia che dovrà prendere il timone dal primo gennaio: «Nasce senza risorse e senza chiarezza sulle competenze, ma faremo di tutto perchè sia un successo». Più concreto il presidente Assolombarda, che invita subito dopo l'elezione del Consiglio metropolitano a «creare un advisory board per la competitività territoriale» composto «da un numero ristretto di persone, non più di dieci, provenienti dal mondo delle imprese, professioni, ricerca e società civile», selezionate «non in base a criteri di rappresentanza formale, ma alle competenze, alla conoscenza del sistema produttivo». Su Expo, i buoni intenti si scontrano con scandali e tentativi di infiltrazione: il prefetto ha firmato ieri 3 nuove misure interdittive antimafia per opere collegate all'evento, salgono a 46 aziende in 2 anni. Per fortuna assicura il sindaco «i Paesi stranieri o non hanno percepito o non ritengono rilevanti le inchieste giudiziarie» scoppiate intorno al 2015. Pisapia svela croci e dolori del mestiere da sindaco. Ora l'ex avvocato e supergarantista, dopo lo stop del Tar alla delibera sulle griffe in Galleria, sostiene che «occorre penalizzare, far pagare i danni a chi fa ricorsi del tutto infondati». «Non avete idea - si sfoga - di quante opere pubbliche e quanti gare assegnate correttamente siano bloccate non per motivi condivisibili ma con motivazioni infondate. È necessaria una evoluzione nell'interpretazione delle leggi che tenga conto di una realtá oggi cambiata». Intanto, l'ultimo bando aperto giorni fa per assegnare i locali dell'ex Banca Ponti si rifanno già alla vecchia delibera del 2008, non più a quella contestata dai giudici. La giunta si è adeguata. Dopo il Tar, il nemico numero due è «la burocrazia». Ma anche il sindacato.
Racconta che voleva spostare dei dipendenti «per ridurre le file» agli sportelli ma «non è stato possibile farlo perchè hanno minacciato uno sciopero». Nell'elenco della cose ancora da fare cita «rispondere al bisogno delle case popolari» e «la semplificazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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