Verrà tolto oggi l'albero natalizio di corso Como con «giocattoli erotici», trovata commerciale di una neoazienda del settore costituitasi il 25 ottobre scorso. Il motivo della rimozione è chiaro: sulla domanda presentata in Comune appariva un normale albero natalizio decorato a gocce e la scritta della coccarda intorno all'abete era diversa da quella poi messa in realtà. Più di una persona della zona ha affermato d'aver scritto una lettera al Sindaco affinché la pianta venisse tolta, mentre la società produttrice dei toys intende organizzare «una petizione su Facebook per salvare la sua creazione» racconta Davide Giampà, che ha lavorato all'allestimento. D'accordo con questa posizione pro abete è Giulio Gallera, coordinatore cittadino di Forza Italia, mente contrario è l'euoparlamentare Fdi Carlo Fidenza. «La richiesta è arrivata in Comune da un sito di vendita di giochini sexy per adulti. Davvero l'assessore D'Alfonso pensava che l'abete sarebbe stato decorato con angioletti di bianco vestiti e cuoricini di marzapane?». «Polemiche inutili - risponde l'assessore al Commercio Franco D'Alfonso -. Questa mi pare solo un'operazione di marketing».
Norma Rossetti, una delle tre socie del marchio sex, non trova corretta la revoca comunale. Ha pagato 4 mila euro per ottenere il permesso di accupare il suolo pubblico. «E poi non vedo cosa ci sia di male nel presentare vibratori appesi ad una pianta». Li metterebbe nel presepe? «No, perché sono credente. Su Wikipedia ho letto che l'albero di Natale è di tradizione pagana, per cui non pensavo di offendere qualcuno». E qualcuno si è offeso? «Non se ne parla molto, oggi i ragazzi sono avvezzi a tutto - spiega Carlo del Bar Dom in corso Como -. Personalmente uso gli oggetti in questione, ma confesso che trovo azzardato appenderli ad un simbolo natalizio, anche se in giro per il mondo ho visto di peggio». La gente che passa non si accorge neppure di questo simbolo erotico che pare perdersi tra le tante luci di Milano. Se si fermano i passanti a ragionare sulla cosa il commento più comune è: «Ormai il Natale è una festa commerciale. Non sarebbe giusto, ma pare che oggi al mondo vincano le cose peggiori».
Eppure i giovani passano da corso Como con tutti micro peluche appesi agli zainetti e cappellini da Babbo Natale, quindi qualcosa di questa festa s'attacca alle persone senza che se ne accorgano. E per qualcuno il Natale è sempre il Natale. «Non è bello che si tratti così una festa in cui tutti vogliamo vedere i ninnoli dell'infanzia» dice Monica, 27 anni, del negozio d'abbigliamento Oona L'ourse.
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