Verdi fa dire ad Attila che «non si svende un paese per il proprio tornaconto». Parola di David Livermore, il regista dell'«Attila» di Giuseppe Verdi che ieri ha aperto la stagione lirica, e la sua terza produzione scaligera. Ma chi è Attila, il re degli Unni, oggi? E che senso ha parlare di barbari nell'Italia contemporanea? «Diciamo che sono un po' tempi da barbari - commenta il sindaco di Milano Beppe Sala -. La politica a volte è barbara, nel senso che si concentra più sull'insulto che sul dialogo. A maggior ragione sono contento che sia venuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché è molto importante avere alleati accanto a noi che condividono il nostro modo di essere». Prima «Prima» per il presidente Mattarella appunto, che ieri è stato accolto da cinque minuti di applausi in platea, che il sindaco interpreta come «un appello alla politica e a figure di garanzia da parte della città. Milano è forte, ma non ha la presunzione di fare le cose da sola. L'Italia sta vivendo un momento difficile».
Lancia un messaggio non troppo velato il sindaco al governo, che richiama il discorso alla città dell'arcivescovo Mario Delpini: «Troppi slogan, insulti e insinuazioni in politica». «A me fa paura il pensiero barbaro che travolge tutto e che non coglie a volte le finezze che derivano dalla complessità - spiega Sala- ma la complessità e la diversità portano anche benefici. Attila? Difficile, non cercherei di evocare un personaggio in particolare ma un po' questa contemporaneità che urla più che riflettere, io vorrei puntare sulla competenza e sulla capacità di collaborare più che sull'urlo a ogni costo». Molto orgoglioso anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, al suo debutto scaligero: «Cosa dirò ai ministri che sono venuti? Nulla, mi sembra che il modello Milano e Lombardia funzionino bene, non possiamo che continuare su questa strada». I barbari sognanti ci sono ancora? «La Lega c'è sempre e stiamo lottando con la massima determinazione - spiega Fontana - per avere l'autonomia, che è sempre il messaggio che portiamo avanti dall'inizio della nostra attività. Il sogno dei barbari dunque è l'autonomia». Per il governatore della Lombardia Attila non esiste in politica, o meglio «Attila sono io per la mia grinta, quando giocavo pallone ero soprannominato così».
La legge con un taglio diverso l'assessore alla Cultura del Comune e musicista Filippo del Corno: «Notavamo con Chailly che l'Attila di Verdi sembra quasi non meritare la vendetta nei suoi confronti, è costantemente dilaniato dal dubbio e dal terrore, e quindi è un personaggio che non incute quell'odio».
Ci sono «troppi Attila che crescono in tutte le parti - spiega il sovrintendente della Pinacoteca di Brera James Bradbourne - vicine e lontane. È un momento storico difficile, in cui vediamo una visione del mondo polarizzata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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